Anedonia

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Se non avete mai sentito parlare del termine anedonia sostanzialmente si utilizza per indicare un soggetto che nel corso della sua vita non riesce più a provare piacere per una serie di attività o cose che prima facevano che quel piacere glielo facevano provare.Potremmo indicarla come una patologia mentale?  Si tratta quindi di persone che nel corso del tempo perdono completamente il loro grado di sensibilità e non riescono a provare alcun tipo di emozioni diventando di fatto completamente insensibili a situazioni, eventi e magari lavori che un tempo erano in grado di scatenare in loro emozioni positive come la gioia, l’appagamento, la soddisfazione e l’orgoglio di quello che facevano. Situazioni che un tempo erano considerate da questi individui fonte di piacere, in grado di dare a loro un certo grado di gratificazione. Improvvisamente diventano eventi del tutto neutri, per i quali il soggetto nulla prova se non un certo grado di indifferenza e insensibilità.  

Tuttavia parlando di questa condizione mentale che ad oggi non è considerato un vero e proprio disturbo ma piuttosto il sintomo di una problematica di altra natura, è bene da questo punto di vista fare anche un approfondimento sul termine piacere. Perchè affermare che una persona non è in grado di provare piacere è un modo molto semplicistico di porsi. 

Va invece indagato a fondo il significato di piacere per riuscire poi a dare un senso a un termine che di fatto indica uno stato del tutto contrario nel quale il piacere non lo si prova per nulla. Nel corso del tempo il termine piacere ha assunto significati differenti anche legate alle epoche nelle quali emergeva il discorso del piacere e di cosa esso fosse veramente.

 Nel corso del tempo poi l’evoluzione stessa del contesto sociale ha mutato profondamente quello che poteva essere il senso di questa parola. Nelle forme più complesse di piacere equiparabili al lusso e all’avere un certo benessere econimico se non addirittura essere ricchi, il fatto magari di riuscire a non arrivare a questi livelli può generare nel soggetto senso di insoddisfazione e turbamento interiore.

Comportamento e soddisfacimento di un bisogno

Senza entrare nel merito di cosa voglia dire provare una sensazione di piacere nel corso del tempo questo termine è stato associato alla capacità che ha un individuo tramite un determinato tipo di comportamento di riuscire a soddisfare un bisogno di natura biologica o altro. Quindi in questo senso parlare di piacere potrebbe essere un modo per l’uomo di garantire a sè stesso un certo grado di benessere e psicofisico.

In ogni caso parlare di piacere vuol dire anche analizzare quella che risulta effettivamente essere un’esperienza basata sul piacere.

 

 

Scomposizione del piacere

Quindi da questo punto di vista potremmo tranquillamente evidenziare due fasi ben distinte nel meccanismo del piacere, vediamo quali sono:

  • Si parla di un piacere di natura anticipatoria quando un soggetto riflette attentamente su una possibile esperienza di natura concreta che può in tal senso dare piacere. Quindi il soggetto per arrivare a gratificarsi con quel tipo di esperienza in grado di dargli piacere dovrà attivare dei meccanismi che gli consentano di arrivare ad un’azione concreta che gli possa garantire quella soddisfazione
  • Si parla invece di una sorta di piacere consumatorio che è legato proprio al momento in cui si compie l’azione concreta per provare piacere e anche successivamente all’azione messa in atto. 

Aree del cervello che si attivano

Visto e considerato che in un individuo si attivano aree del cervello differenti a seconda del tipo di piacere che andremo a provare, possiamo comprendere meglio quali sono queste aree e riuscire a descriverle? In parte si, vediamo insieme il dettaglio di queste aree celebrali:

  • Quando un soggetto si attiva in funzione di un piacere di natura anticipatoria si attiverà un’area del cervello legata alla produzione di dopamina
  • Mentre se si parla di un piacere di natura consumatoria l’area del cervello adibita sarà quella degli oppioidi

 Percezione di piacere e completa assenza

Dalle analisi che abbiamo fatto fino a questo momento possiamo iniziare a comprendere come il tema del provare piacere sia importante e anche complesso nella vita dell’uomo. Allo stesso modo indicare una condizione contraria nella quale l’individuo non prova alcun tipo di piacere ma rimane in una condizione di totale insensibilità al piacere è un qualcosa che va ben al di là di quello che potremmo definire come una sorta di appiattimento di natura affettiva e relazionale che un individuo può percepire.

Questa condizione di assenza totale di emozioni, di percezione del piacere, del riuscire a gratificarsi e vivere in maniera più piena e gratificante la vita è molto limintante. Per meglio dire si tratta di una condizione che in quanto tale è in grado di riuscire a ridurre fortemente la capacità che un individuo possiede nell’apprendere cose nuove e anche nel riuscire a relazionarsi al meglio con il contesto esterno.

Parliamo di meccanismi legati al cervello

Alla base di queste dinamiche legate al piacere, non dobbiamo mai dimenticarci che ci sono delle aree del cervello apposite preposte a fare una serie di cose e di azioni. Si parla di gangli basali sono in relazione ad altre aree del cervello e sono adibite a stimolare nel soggetto azioni e comportamenti che hanno come scopo quello di raggiungere un determinato traguardo nella propria vita.

Per esempio le zone del cervello che vengono definite corticali sulla base di precedenti esperienze del soggetto, aiutano il soggetto stesso a valutare quelle che sono le strategie relative alla ricompensa confrontandole con il dispendio di energie fisiche e psicologiche che il soggetto dovrà mettere in atto per arrivare a un determinato obiettivo.

Anedonia come malattia

Quindi quando parliamo di questo disturbo, di questa condizione possiamo arrivare a definirla come una malattia vera e propria? Per riuscire a capire meglio con cosa ci stiamo confrontando bisogna ripercorrerne un minimo la storia. Nel 1897 si intese questa condizione come una incapacità del soggetto a provare piacere nello svolgimento di attività che riguardavano la sfera sessuale, quella alimentare, quella relazionale e quella affettiva.

Tuttavia nel corso del tempo questo termine ha assunto significati del tutto differenti. Nel 1913 la si è associata a una sorta di demenza precoce nella quale il soggetto inizia a provare una sorta di indifferenza per le relazioni umane non provando più alcun tipo di gratificazione. 

Ambiguità nella definizione del termine

A oggi la scienza moderna non è ancora riuscita a dare un’interpretazione univoca di questo termine, che di fatto sembrerebbe un problema legato a una incapacità di fondo. Quella di riuscire a innescare dei meccanismi fisici e psichici che ci portino nella direzione di un determinato piacere o quella poi una volta arrivati a quella gratificazione di riuscire a percepirne il senso e la soddisfazione.

Tuttavia quello a cui si è arrivati e quello di ritenere questa condizione non come qualcosa di a sè stante ma correlato ad altri disturbi di natura medica e psichica come:

  • Una forma di depressione
  • Un disturbo legato alla personalità del soggetto
  • Un disturbo da stress post traumatico

Per questa ragione il disturbo in sè viene sempre trattato correlato a un problema principale di base che ha il soggetto e non come qualcosa di a sè stante.