Stress e condizionamenti neuroassociativi

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Se non avete mai pensato a cosa voglia dire essere sotto stress e condizionamenti neuroassociativi è arrivato il momento di fare un approfondimento per capire bene come funziona la mente sotto un determinato stimolo e come risponde il nostro cervello in tal senso. Un errato approccio può anche portare a sviluppare una determinata patologia mentale, pensiamo a tutte quelle persone che nel corso del tempo tendono a sviluppare forme depressive, ansiogene . Per prima cosa è importante evidenziare come uno stimolo proveniente dal mondo esterno di qualunque genere esso sia può essere vissuto e interiorizzato da un soggetto in maniera del tutto differente. Per meglio dire che uno stimolo è in grado di produrre su un individuo uno stress che può avere una valenza di natura positiva perchè ci aiuta a reagire alla situazione problematica che ci troviamo davanti nel modo giusto. Utilizzando quindi strategie esperienziali e cognitive che ci aiutano a reagire e a risolvere un determinato problema nella maniera più giusta. Tuttavia come fa la mente umana a interpretare uno stimolo, uno stress con una valenza positiva o in maniera invece del tutto negativa?

Per prima cosa è bene dire che un qualsiasi stimolo o stress viene interpretato in maniera negativa o positiva a seconda di quale interpretazione ogni singolo soggetto dà all’evento stesso. Da cosa dipende questo modo di interpretare le cose con spirito positivo o negativo?

Dipende da una serie di fattori che vanno considerati. Si parla quindi del nostro vissuto, delle nostre esperienze passate siano state esse positive o negative, da quelli che sono i nostri pregiudizi, da quelle che sono le nostre convinzioni. Insomma dipende molto da un insieme di esperienze, da un bagaglio personale, da un vissuto esperienziale che in ogni soggetto è del tutto diverso e in tal senso ci fa reagire in maniera diversa a ogni stimolo che proviene dal mondo esterno.

Fattore emotivo

Al di là dell’analisi che abbiamo condotto fino a questo momento sulla valenza positiva o negativa di un determinato stimolo che proviene dal mondo esterno, c’è un altro fattore molto importante del quale è bene tenere conto. Di fronte a qualsiasi tipo di esperienza che viviamo, di fronte a qualsiasi tipo di stimolo che ci viene posto davanti esiste una componente emotiva che è propria di ogni individuo ed è diversa da uno all’altro.

Per questo motivo in base anche a un vissuto di emozioni pregresse che fanno parte di esperienze che il soggetto ha vissuto e di percezioni e sentimenti che si sono sedimentati nel profondo del soggetto tendiamo a reagire agli stimoli che  provengono dal mondo esterno. 

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Richard Bandler insieme a Grinder padri fondatori della programmazione neuro linguistica affermano in base ai loro studi che come un soggetto percepisce l’ambiente circostante è un’esperienza nella quale c’è sempre un filtro. Questo filtro è il prodotto di una serie di fattori che vanno dalle esperienze personali, alle convinzioni al modo che ognuno di noi ha di generalizzare. 

In questo modo un soggetto tende a creare dentro al proprio animo una rappresentazione della realtà specifica che avrà come conseguenza la tendenza a determinati comportamenti e anche a determinati stati d’animo. Un’altra peculiarità del nostro cervello dimostrata da Erikson è quella secondo cui il cervello non opera una distinzione tra un evento reale e una sua rappresentazione a livello psicologico.

Da questo punto di vista possiamo quindi dire che un evento stressante, problematico concreto e reale, nella mente di una persona ha la stessa valenza di un evento stressante che viene immaginato ma non ha alcun tipo di evidenza concreta. 

Tendenza a generalizzare

Sembra proprio che nella mente dell’uomo ci sia una tendenza che di fatto è innata, quella di generalizzare. Cosa vuol dire quindi? Cosa accade a un soggetto che si trova magari a dover affrontare un determinato evento stressante e problematico? Si parla in questo caso di condizionamenti. Un soggetto che ha un condizionamento di natura mentale e tende quindi a rispondere ad un determinato stimolo in un contesto specifico, se si dovesse trovare in una situazione simile a quella oggetto del condizionamento tenderà a comportarsi in maniera del tutto simile.

Tuttavia questa sorta di processo di adattamento che l’uomo possiede e questa tendenza alla generalizzazione in base a determinati stimoli, contesti e situazioni non è detto che abbia una valenza necessariamente positiva. Infatti il modo di reagire allo stimolo può anche essere del tutto fuorviante e errato.

Portiamo un esempio, parliamo per un attimo di un individuo che per anni ha lavorato in un contesto molto stressante dal punto di vista lavorativo e altamente competitivo. Sicuramente il carico di esperienze stressanti e negative che ha interiorizzato potrebbero costituire a tutti gli effetti una sorta di impronta negativa che tende a portarsi anche in altre esperienze di lavoro.

Quindi l’errore che potrebbe fare in termini di generalizzazione dell’evento è legato al fatto che cambiando lavoro potrebbe essere portato a pensare di ritrovare lo stesso contesto di lavoro stressante e negativo nel quale per anni ha operato e lavorato. 

Parlare quindi di una neuroassociazione vuol dire riferirsi fondamentalmente al modo in cui un soggetto vive un determinato stimolo, quindi al suo stato d’animo correlato a uno stimolo determinato. Insomma quello che un individuo fa, il modo in cui il suo cervello reagisce a un determinato stimolo è il risultato di un comportamento nel quale la coscienza del soggetto non entra per nulla.

Riprogrammare il cervello

Da tutti questi studi e considerazioni su come funziona il cervello, su come un soggetto risponde a un determinato stimolo sono nati una serie di approcci e tecniche che si fondano sul come il soggetto rispoonde a determinati stimoli. Qual’è l’intento di queste specifiche branche e discipline? Quello di cercare di operare una “ristrutturazione a livello mentale” di quei processi spesso inconsci che operano nel nostro cervello. Potremmo anche parlare di come la nostra mente tende a visualizzare un determinato evento. 

Se il soggetto sviluppa la capacità di visualizzare in maniera differente un determinato evento, una determinata situazione legata a un determinato stimolo sarà in grado di modificare il proprio stato d’animo. 

Questo approccio differente consentirà a un soggetto di modificare migliorando quelle che sono le capacità di natura celebrale per poter affrontare in maniera positiva un evento. Citando ancora Erikson lo specialista afferma che la mente umana è un qualcosa di molto dinamico.

Per questo non si può dire che la mente stessa tende sempre a modificare e riprogrammare se stessa. Da questo nasce una considerazione che va fatta. Le problematiche se vengono risolte in maniera soddisfacente rappresentano un fattore positivo, se invece rappresentano problemi possono diventare nevrosi, problemi di natura psicosomatica di vario genere.

Per questo motivo è molto importante che una persona si faccia seguire bene quando si trova di fronte a problematiche di natura psicologica irrisolte che sono prodotte da condizioni di stress e condizionamenti neuroassociativi. Da questo punto di vista prescrivere a un paziente una terapia a base di psicofarmaci può essere utili di fronte a problemi molto accentuati ma è una strada che va percorsa per un breve periodo.

Tuttavia va anche detto che al di là di queste affermazioni generaliste, la singola terapia corretta da applicare a un paziente è sempre il risultato di un’analisi fatta da uno specialista. Solo la persona che ha un cura un paziente in base alla sua esperienza e alle sue conoscenze sa quali sono gli approcci più corretti da applicare al soggetto.