Il coping

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Avete mai sentito parlare del coping? Si tratta di un termine inglese che identifica la capacità di un soggetto di reagire agli eventi in generale, siano essi positivi o negativi, mettendo in atto un complesso di reazioni che vanno dalla struttura cognitiva del soggetto stesso, alle reazioni di possibile disagio interiore quando si affronta una situazione problematica, alle risorse di natura personale e sociale. Se ci pensiamo con attenzione, nella vita di tutti i giorni, spesso siamo chiamati a fronteggiare un insieme di problemi o situazioni critiche e problematiche che richiedono risorse da mettere in campo. Per questo motivo, sia in modo conscio che in forma inconscia, siamo abituati a far fronte ai problemi attingendo a nostre risorse personali, siano esse di natura intellettiva e emotiva.

Se dovessimo per un attimo riflettere sulla storia di questa parola, dovremmo mettere in evidenza due correnti di pensiero ben distinte. Nella prima si tende a pensare che dietro a questo approccio, ci sia un fattore personale di predisposizione alla risoluzione dei problemi che spesso siamo chiamati ad affrontare e risolvere. 

Nella seconda si pensa invece che non sia tanto il soggetto ad essere predisposto alla risoluzione di situazioni oggettive, ma siano in realtà le situazioni stesse a innescare meccanismi di risoluzione consenguenti al problema che dobbiamo affrontare. 

In un primo momento, a questo termine si è associata una risposta di tipo personale e soggettiva di fronte a situazioni problematiche e stressanti. Per cercare di risolverle al meglio, il soggetto mette in campo tutte le strategie di natura mentale e comportamentale che sono in suo possesso.

In seguito il significato collegato a questo termine ha preso una piega differente. Si intende invece un complesso di reazioni che il soggetto mette in atto che cambiano e mutano, in base a quelli che sono i problemi e gli stimoli stressanti ai quali bisogna far fronte. La posizione attuale su questa tematica si orienta sul considerare questo termine associabile a eventi che sono talmente complessi, da superare spesso le capacità di un soggetto o comunque metterle alla prova. Subentrano quindi fattori che si riferiscono alla valutazione oggettiva dell’evento, alle reazioni che abbiamo quando lo dobbiamo affrontare, alle risorse di natura personale che possiamo mettere in campo e a quelle di natura sociale.

Prima analisi e approccio sul coping

Quando si iniziò a studiare in maniera seria e approfondita questa modalità di reazione dell’individuo, il primo approccio si basò essenzialmente sull’analizzare alcune specifiche reazioni di un soggetto di fronte a una situazione problematica. In realtà è bene dire che una qualsiasi persona che si trova a dover affrontare uno specifico problema, a sua disposizione ha un numero effettivamente illimitato di strategie. Un discorso diverso deve essere fatto per la capacità di riuscire a utilizzarle nei momenti in cui servono. 

In ogni caso nel corso di questi studi ci si concentrò su due aree specifiche nelle quali il soggetto poteva trovarsi a operare. La prima riguardava il modo in cui il soggetto si adoperava per risolvere un determinato problema o riuscire almeno a modificare all’interno di esso alcune criticità che causavano stress.  

Nel secondo approccio il soggetto non era tanto focalizzato sulla risoluzione di un problema, cercava invece di ridurre il carico di stress correlato al problema o all’evento, cercando modi che gli consentissero di allontanarsi dall’evento stressante. Nel corso del tempo si è scoperta un altro tipo di approccio che un soggetto può mettere in atto di fronte a una situazione stressante: evitare il problema stesso.

Quindi mettere in atto delle strategie precise che consentono alla persona di allontanarsi dalla fonte del problema per evitare di trovarsi in una situazione stressante. 

Approccio proattivo

Tuttavia un soggetto potrebbe anche mettere in atto un comportamento molto diverso. Di fronte ad eventi stressanti, problematici, nei quali il carico di preoccupazione è molto elevato, siamo soliti per volontà nostra o perchè costretti dalla situazione a mettere in campo tutte le risorse possibili e immaginabili che abbiamo a disposizione.

Tuttavia ci sono anche persone e individui che possono mettere in atto una strategia completamente diversa che si basa sul prevenire il possibile evento stressante. Quindi queste persone anche se l’evento non dovesse presentarsi, mettono in atto strategie di natura preventiva che consentono di ridurre in generale il carico di stress e di alleggerire la giornata, sia essa nell’ambito lavorativo o personale.

Si tratta quindi di un approccio che possiamo definire in linea di massima molto positivo, consente a un soggetto che utilizza strategie di natura personali, basate sull’esperienza, sulla previsione di un possibile evento futuro problematico, di ridurre notevolmente il carico di stress che vive tutti i giorni.

In pratica, poter portare un esempio di natura molto concreta, se una persona lavora in un back office dove ha contatti con molti clienti e ha gestito problematiche molto differenti tra di loro, sarà in grado di mettere in pratica delle strategie operative concrete che in previsione di scenari problematici futuri, renderanno il lavoro quotidiano più fluido e scorrevole.

Perchè adottare un atteggiamento del genere

Perchè un individuo dovrebbe adottare un atteggiamento del genere? Perchè invece non praticare delle strategie che puntino a evitare l’evento stressante e il carico emotivo correlato ad esso. Perchè cercare di evitare le situazioni stressanti, a lungo andare non ci rende più capaci di mettere in atto quelle strategie che ci servono sia a livello emotivo che comportamentale, per affrontare al meglio un problema e cercare di risolverlo.

Mentre essere proativi, ci aiuta ogni giorno senza troppi stress o preoccupazioni, a sviluppare sempre di più la parte sia emotiva che comportamentale che servono quando ci si trova in presenza di problemi complessi che richiedono attenta riflessione. 

Atteggiamento positivo e atteggiamento negativo

Ora bisogna parlare di due differenti categorie di persone che rappresentano anche due modalità di approccio diverse tra di loro. Parleremo di chi nella vita in generale, ha un focus maggiormente propenso all’ottimismo e chi invece nella vita ha un atteggiamento orientato al pessimismo e ad evidenziare le situazioni di criticità.

L’ottimista, in linea generale tende a vedere le cose in una prospettiva sempre potitiva, anche quando di fatto gli eventi che capitano sono di natura molto avversa e richiedono tempi di risoluzione lunghi in linea generale. Per questo motivo l’ottimista sarà sempre propenso a utilizzare una strategia personale basata sul coping proattivo.

Tenderà quindi a utilizzare la sua esperienza personale, le sue risorse intellettive e le sue risorse emotive per cercare di prevenire scenari futuri problematici. Nello stesso tempo, anche se si dovesse trovare in situazioni complesse che non aveva previsto, prevarrà in lui un approccio sempre costruttivo, alla ricerca di potenziali soluzioni idonee alla risoluzione del problema.

L’approccio invece del pessimista è quello di percepire la problematicità di un evento, il peso e la fatica nel risolvere la situazione. Questo lo porterà a differenza dell’ottimista a provare stati emotivi ansiogeni, ad avere un livello di stress maggiore e a mettere in pratica strategie personali che cercheranno di evitare il presentarsi di una specifica problematica.

Nei riguardi di un problema che non ha una soluzione specifica, l’ottimista impara a convivere con l’evento in maniera più positiva, accettando la problematicità del tutto in maniera più serena e riuscendo a gestire meglio lo stress. Invece il pessimista al contrario, vede il lato negativo dell’evento, tende a percepire la situazione in termini emotivi personali come pesante, stressante.

Nei riguardi stessi di un impegno che devono portare avanti, la personalità dell’ottimista rimane più focalizzata all’obiettivo e per questo motivo se incontra ostacoli, cerca di superarli senza desistere. Il pessimista invece è più orientato a evitare la potenziale situazione problematica, adottando strategie di natura difensiva che devono metterlo al riparo della negatività stessa dell’evento.

Se deve perseguire un obiettivo e si trova di fronte ad ostacoli che rendono il tutto più difficoltoso, il pessimista è più tentato a desistere dal suo obiettivo per gli stress che sono correlati.

 

 

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Alessandro Baldini
Web content writer senior, specializzato nella redazione di contenuti nel settore medico, laureato in filosofia a Bologna, corso di specializzazione conseguito allo Ial Web di Udine nel content management, corso conseguito al Cfa di Milano nel 2020, sul web marketing.