Sindrome di Stoccolma

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Se non vi è ma capitato di sentir parlare della Sindrome di Stoccolma sappiate che si tratta di un legame di natura psicologica che si instaura tra una persona che è stata rapita e il suo rapitore. A differenza di quello che dovrebbe capitare in questa sindrome il rapito invece di provare paura, inizia a coltivare dei sentimenti di simpatia, empatia e comprensione verso il suo rapitore anche se l’evento fosse capitato nel modo peggiore. Pensiamo a un rapimento che ha avuto un iter abbastanza complesso nel quale il rapito è stato prelevato con la forza, il rapitore non ha mai manifestato alcuni tipo di sentimento minimo basato sulla gentilezza e comprensione, anzi è stato aggressivo e magari violento. In teoria di fronte a una situazione del genere la vittima di un reato del genere non dovrebbe nutrire alcun sentimento positivo che va in direzione del rapitore.

Definizione più corretta

Potremmo quindi parlare di una sindrome nella quale la vittima del rapimento o dell’atto violento inizia a provare uno stato di dipendenza di natura affettiva e relazionale nei riguardi del proprio aggressore al punto tale nonostante possa aver subito dei maltrattamenti, degli atti violenti, sviluppa una percezione positiva del proprio aggressore.

Questa percezione positiva arriva al punto tale che la vittima del reato inizia ad avere un legame con il carnefice basato su un rapporto di sudditanza di natura psicologica completo, di totale e completa sottomissione. Da un certo punto di vista potremmo addirittura parlare di una sorta di legame basato sulla solidarietà verso il proprio aggressore.

Ci sono situazioni o frangenti particolari nei quali questa sindrome può manifestarsi e svilupparsi? Si ci sono due situazioni specifiche nelle quali la possiamo ritrovare in pieno, vediamo quali sono:

  • In situazioni nelle quali l’aggressore esercita un certo grado di violenza su una donna
  • In situazioni nelle quali avvengono degli abusi che coinvolgono un minore
  • Può riguardare anche situazioni legate a prigionieri di guerra
  • Può riguardare situazioni legate a prigioneri in campi di concentramento

Precisazioni da fare

Anche se si parla di sindrome a tutti gli effetti non viene considerata una patologia di natura mentale, infatti non rientra nel manuale diagnostico dei disturbi mentali. Da questi punto di vista ad oggi non ci sono stati degli studi di natura scientifica che abbiano indagato a fondo questa sindrome e abbiano avvallato la condizione di patologia psicologica.

Nonostante la vittima sviluppi dei sentimenti di natura positiva verso un soggetto che è di fatto responsabile di una condizione traumatica e innaturale che la vittima sta vivendo, si sviluppano sentimenti che vanno dalla simpatia, all’empatia alla comprensione verso il carnefice. Tuttavia questi sentimenti positivi non vengano considerati dalla scienza manifestazioni che hanno una natura patologica.

Ripercorriamo la storia di questa sindrome

Come nasce esattamente questa sindrome e come si sviluppa? Di fatto parliamo del 1973 anno in cui due detenuti scappati dal carcere di Stoccolma tentarono una rapina in una banca e presero in ostaggio quattro persone. Nei cinque giorni successivi alle trattative per cercare di liberare gli ostaggi, si sviluppò un rapporto di empatia e simpatia tra i rapitori e i rapiti che si fatto cercavano di proteggersi a vicenda.

La vicenda si concluse il sesto giorno quando i rapitori si arresero. Quando si cercò di ricostruire l’iter della vicenda che aveva coinvolto i rapiti tramite psicologi quello che emerse chiaramente è che i rapiti temevano molto di più quelli che sarebbero stati i comportamenti della polizia di fronte a questo rapimento piuttosto che la possibile violenza alla quale avrebbero potuto esporre i rapiti.

Manifestazioni tipiche della sindrome

Quali sono i comportamenti classici in base ai quali un soggetto affetto da questa sindrome tende a comportarsi? Vediamoli insieme:

  • Manifesta empatia, simpatia e talune volte una sorta di innamoramento nei confronti del proprio carnefice
  • Paradossalmente e in maniera volontaria non fugge anche quando avrebbe la possibilità di farlo
  • Non ha fiducia nelle forze dell’ordine per i quali anzi può nutrire dei sentimenti negativi e ostili
  • Sente il bisogno di piacere al proprio aggressore
  • Tende a difendere il proprio aggressore
  • Scegliere in maniera volontaria di ubbidire al proprio sequestratore
  • Non vuole testimoniare

 Carattere della persona rapita

Nello sviluppare questa sindrome si troviamo in presenza di una persona che ha un carattere specifico? Si tendenzialmente si tratta di una sindrome che tende a fare la sua comparsa in personalità con determinate caratteristiche vediamo quali:

  • Si tratta di un soggetto fragile
  • Si tratta di un soggetto che non ha una personalità ben definita
  • Si tratta di un soggetto che non ha un temperamento reattivo

Il meccanismo che si innesca è legato al modo in cui il carnefice agisce sulla mente della vittima del rapimento. Ci sarà una fase iniziale nella quale il carnefice tenderà a convincere la vittima che non ci sono soluzioni e che nessuno verrà mai a liberarla. Nella mente della vittima scatta allora un meccanismo legato alla sopravvivenza stessa che non è in alcun modo razionale ma è il frutto di una scelta non percepita dalla vittima che la sua mente fa per garantirsi la sopravvivenza.

Per cercare di fare in maniera tale che il suo aguzzino non adotti atteggimenti persecutori e violenti, la vittima rimuove completamente dalla sua mente ogni possibile traccia di rabbia e di rancore. In questo modo cerca di ingraziarsi il rapitore in maniera tale da evitare che questo possa avere nei suoi confronti degli atteggiamenti violenti e vessatori.

Meccanismi mentali messi in atto dalla vittima

Cosa accade esattamente quando una persona viene rapita e può vivere magari uno stato d’animo che lo porta verso questa sindrome? Per prima cosa quando accade il rapimento la vittima metterà in atto un meccanismo di negazione che la porterà a pensare che il fatto non sia realmente accaduto. 

Nel secondo caso quando la sua mente inizia invece a comprendere la situazione nella quale si trova e ad accettarla scatta un altro meccanismo di difesa che si basa sulla ferma convinzione che qualcuno verrà sicuramente a liberarla.

Tuttavia se passa molto tempo e la vittima rimane in balia del rapitore la vittima capisce di dipendere dallo stesso e quindi inizia ad avere una sorta di dipendenza psicologica al punto tale da riuscire a giustificare l’atto di violenza del quale si è macchiato portanto avanti il rapimento.

Cosa accade quando vengono liberati

Anche al momento della liberazione le vittime nonostante tutto sono ancora predisposte ad avere dei sentimenti positivi nei riguardi del proprio rapitore. Tuttavia c’è anche da dire che il trauma legato all’esperienza può aver sviluppato anche dei disturbi, vediamo quali:

  • Una forma di depressione
  • Dei momenti in cui tendono a ripercorrere e rivivere gli avvenimenti che li hanno coinvolti

Tuttavia nonostante il soggetto rapito possa andare incontro a problematiche post liberazione di natura psicologica, questo di fatto non elimina i sentimenti positivi che nutre verso il carnefice. In alcuni casi ci può anche essere un atteggimento ostile verso la polizia e il rifiuto di testimoniare magari davanti ad un’aula di tribunale contro di loro.

Possibili cause

Ad oggi la scienza moderna non è ancora riuscita a determinare quali siano le cause specifiche che sviluppano questa sindrome. In ogni caso ci sono degli elementi di base che portano a svilupparla vediamo quali sono:

  • La persona rapita manifesta dei sentimenti positivi nei riguardi del rapitore quali simpatia e empatia
  • Pur creandosi un legame tra vittima e carnefice, non esistono precedenti rapporti tra i due
  • Il tempo piuttosto lungo nel quale la vittima si trova in uno stato di ostaggio potrebbe favorire questa condizione spicologica
  • Un altro fattore è una sorta di sentimento di fiducia nella persona che ha commesso il rapimento da parte della vittima

Quali sono quindi gli approcci di natura curativa per la Sindrome di Stoccolma? In realtà non esiste una vera e propria cura, serve tempo perchè la mente del rapito riacquisisca la lucidità necessaria. Per gli strascichi invece della sindrome è necessario l’affetto dei familiari e delle persone intorno alla vittima.