Insulinoresistenza

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Quando parliamo di insulinoresistenza a cosa ci stiamo riferendo? Si tratta essenzialmente di una condizione nella quale le cellule presenti nell’organismo hanno una sensibilità scarsa all’insulina. Ci sono in tal senso dei meccanismi che potremmo definire di compensazione? La risposta è si, l’iperinsulinemia potrebbe in tal senso compensare la resisistenza all’insulina. In ogni caso potrebbe accadere che con il passare del tempo la risposta insulinica non sia più adeguata alle richieste, questo causa l’instaurazione di un regime iperglicemico che potrebbe portare il paziente a sviluppare una patologia come il diabete mellito di tipo 2.

Quali sono le cause a livello ormonale? Vediamole insieme:

  • Potrebbero essere cause di natura ormonale;
  • Potrebbero essere cause di natura genetica;
  • Potrebbero essere cause di natura farmacologica.

Nello sviluppo di questa problematica potrebbero esserci delle cause di natura differente? La risposta è si, alla base della problematica potrebbero esserci delle malattie di natura endocrina quali:

  • Si parla di sindrome di Cushing;
  • Si parla di agromegalia;
  • Si parla di feocromocitoma.

Cosa accade se il paziente soffre di queste patologie? Potrebbero prodursi in quantità in eccesso quelli che vengono definiti antagonisti dell’insulina, si parla in tal senso di cortisolo e glucocorticoidi che tendono in tal senso a ridurne l’azione e l’efficacia. In altri casi potrebbe trattarsi di un disturbo di natura genetica, in tal senso si parla di mutazioni che riguardano i recettori dell’insulina.

Quali potrebbero essere ulteriori cause che possono indurre uno stato del genere? Potrebbero essere legati all’utilizzo prolungato di alcuni farmaci specifici quali i corticosteroidi. Potrebbe anche essere la conseguenza di abitudini errate quali:

  • Si parla in tal senso di una dieta ipercalorica;
  • Si parla di abitudini dannose per la propria salute come un esercizio fisico scarso in tal senso.

Questa risposta non adeguata di fatto predispone allo sviluppo del diabete. Questa condizione tra le altre cose potrebbe essere un fattore di rischio per:

  • Potrebbe essere un rischio nello sviluppo della sindrome metabolica;
  • Potrebbe essere un rischio nello sviluppo dell’obesità;
  • Potrebbe essere un rischio nello sviluppo della dislipidemie;
  • Potrebbe essere un rischio nello sviluppo dell’ipertensione arteriosa;
  • Potrebbe essere un rischio nello sviluppo della stetosi epatica non alcolica;
  • Potrebbe essere un rischio nello sviluppo della sindrome dell’ovaio policistico.

Parliamo di cause

Quali possono essere le cause che possono portare a sviluppare una problematica del genere? Si tratta di un sintomo comune a molte patologie, tra le quali abbiamo:

  • Potrebbe essere collegata a una patologia come l’agromegalia;
  • Potrebbe essere collegata a una patologia come l’emocromatosi primitiva e secondaria;
  • Potrebbe essere collegata a una patologia come il feocromocitoma;
  • Potrebbe essere collegata a una patologia come il morbo di Cushing;
  • Potrebbe essere collegata a una patologia come la Progeria;
  • Potrebbe essere collegata a una patologia come la Sindrome Metabolica.

Cause definite rare

Quali possono essere invece in tal senso le cause che possiamo definire rare? Vediamole insieme:

  • Potrebbero essere collegate e una patologia come l’Anemia di Fanconi;
  • Potrebbero essere collegate a una patologia come il diabete;
  • Potrebbero essere collegate a una patologia come il diabete gestazionale;
  • Potrebbero essere collegate a patologie come le displidemie;
  • Potrebbero essere collegate all’ipertensione;
  • Potrebbero essere collegate al Morbo di Cooley;
  • Potrebbero essere collegate all’obesità;
  • Potrebbero essere collegate alla sindrome dell’ovaio policistico;
  • Potrebbero essere collegate alla sindrome di Prader Willi;
  • Potrebbero essere collegate a una steatosi epatica non alcolica.

Parliamo di displidemie

Quando si parla di displidemie a cosa ci stiamo riferendo? Si tratta di alterazioni che riguardano la quantità di grassi presenti nel sangue, in maniera particolare i trigliceridi e il colesterolo. Quando parliamo di displidemie ci stiamo riferendo a alterazioni che come tali rappresentano uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie di natura cardiovascolare.

Le lipoproteine possono essere distinte in differenti classi? La risposta è si, vediamo quali sono:

  • In tal senso si parla di chilomicroni che sono quelle lipoproteine che contengono il maggior quantitativo di trigliceridi;
  • Potrebbero esserci delle lipoproteine definite Ldl;
  • Potrebbero esserci delle lipoproteine definite Hdl che sono in assoluto quelle al cui interno è presente la maggior componente di natura proteica.

Cause

Quali sono le cause che possono portare alla manifestazione e all’insorgenza delle dislipidemie? Vediamolo insieme:

  • Generalmente sono la somma di alcune predisposizioni di natura genetica;
  • Tra queste abbiamo un’alimentazione scorretta, basata su cibi raffinati;
  • Una scarsa attività di natura fisica;
  • Potrebbe essere legata all’utilizzo di farmaci estro-progestinici;
  • Potrebbe essere legata all’abuso di alcol;
  • Potrebbe essere legata a patologie renali;
  • Potrebbe essere legata a patologie epatiche.

 Sintomi

Quali sono i sintomi? La sintomatologia principale che può sviluppare un soggetto affetto da dislipidemie è una predisposizione in crescita nello sviluppo di placche aterosclerotiche. In alcuni casi potrebbero anche essere presenti accumuli di colesterolo che potrebbero risultare presenti nei tessuti delle palpebre e della cute.

Diagnosi

Quali sono i corretti approcci di natura diagnostica? In tal senso è bene dire che la diagnosi si effettua con esami di laboratorio quali il prelievo di sangue che sarà in grado di determinare quale sia la quantità presente di lipidi. Quali sono gli approcci di natura preventiva che si possono mettere in campo? Vediamoli insieme:

  • Per prima cosa si renderà necessario seguire una dieta che sia corretta;
  • Un altro elemento molto importante è svolgere una regolare attività fisica.

In base alla quantità di lipidi presenti nel flusso sanguigno e in base alla situazione clinica generale, potranno essere utilizzati tramite prescrizione del medico, farmaci o integratori.

Stenosi epatica non alcolica

Quando parliamo di stenosi epatica a cosa ci stiamo riferendo? Si tratta di una condizione nella quale avviene un accumulo di lipidi eccessivo negli epatociti. Nella forma non alcolica si produce una condizione definita fegato grasso. Nella maggior parte dei casi la diagnosi riguarda pazienti che hanno un’età compresa tra i 40 anni e i 60 anni.

Sintomi steatosi epatica non alcolica

Da questo punto di vista è bene sapere che la maggior parte delle persone risulta essere del tutto asintomatica, in ogni caso alcuni pazienti potrebbero avere:

  • Potrebbero lamentare stanchezza;
  • Potrebbero lamentare malessere;
  • Potrebbero lamentare un fastidio al quadrante superiore nella parte destra dell’addome;
  • La splenomegalia potrebbe svilupparsi se è presente una fibrosi epatica;
  • I pazienti che hanno una cirrosi legata a steatoepatite non alcolica potrebbero essere del tutto asintomatici.

Approccio diagnostico

Qual’è il corretto iter diagnostico in tal senso? Gli step prevedono anamnesi, test sierologici per escludere epative B e C, evidenze ecografiche di steatosi, potrebbe rendersi necessaria anche una biopsia epatica.

Considerazioni finali

L’insulinoresistenza è una condizione che come tale richiede per prima cosa la comprensione della causa specifica. In un secondo momento, dopo aver determinato la causa specifica, si potrà intervenire con un approccio terapeutico mirato.

Disfunzione metabolica