Perchè parlare da soli non è per forza segno di pazzia

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Perchè capita di parlare da soli? Per prima cosa si tratta di una condizione che può essere capitata e molte persone, immaginiamo per un attimo un soggetto che sta passeggiando in completa solitudine, con la mente immersa in pensieri di vario genere o problemi, potrebbe capitare di rielaborare il tutto parlando tra sè e sè.

Potrebbe essere capitato anche in un momento nel quale stavi “riordinando le idee” alla ricerca di una soluzione legata a una problematica complessa. Sicuramente se ti è capitato, improvvisamente ti sarai fermato e avrai pensato che stavi parlando con tè stesso. Cerchiamo ora di capire se parlare con sè stessi è a tutti gli effetti una problematica come molte persone pensano, oppure al contrario è un fattore positivo, fa bene.

In realtà sembra proprio faccia bene, si tratta in tal senso di un’attività che compie il cervello, questo secondo recenti studi portati avanti da Kross.

Motivazioni per le quali accade

Ora che abbiamo capito che se ci capita di parlare con sè stessi non necessariamente è un sintomo o un segnale di una condizione di pazzia, cerchiamo di capire meglio come funziona questo meccanismo e come si produce a livello cerebrale. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, non si tratta necessariamente di un segnale negativo che va interpretato come una problematica psicologica.

Si tratta a tutti gli effetti di un meccanismo attraverso il quale il cervello fornisce supporto a sè stesso per cercare la soluzione a determinate problematiche. Si comporta in tal modo per cercare delle linee guida, delle istruzioni che come tali consentano di poter porre in atto una determinata soluzione o per riuscire magari a regolare dei comportamenti che potranno essere messi in atto in un secondo momento dal nostro corpo.

Secondo Kross, l’abitudine che hanno alcune persone di parlare tra sè e sè, aiuterebbe invece la capacità di autocontrollo che nella vita di tutti i giorni dobbiamo mettere in campo, oltre a dare un supporto alle capacità di natura decisionale che dobbiamo utilizzare quando ci troviamo ad affrontare eventi quotidiani di vario genere.

Coscienza

Quando parliamo con noi stessi, sembra proprio invece che stiamo parlando con quella che risulta essere la nostra coscienza interiore. Per poter fare una cosa del genere, dobbiamo avere un certo grado di maturità. In tal senso è bene dire che le persone che hanno una maggiore coscienza delle azioni che compiono, di quello che fanno, tendono a ridurre i comportamenti legati a un semplice impulso.

Quindi mettiamo in atto azioni che sono da questo punto di vista maggiormente responsabili, oppure adottando questo comportamento possiamo comunque ridurre il numero di parolacce che potremmo dire all’interno di una discussione piuttosto accesa. Quest’abitudine, questo comportamento che si traduce in una sorta di dialogo con sè stessi, consentirebbe all’individuo di migliorare quella capacità di adattarsi meglio al contesto da un punto di vista sociale e da un punto di vista psichico.

Un altro segnale positivo di un comportamento del genere è il fatto che l’individuo, dimostra una maggiore maturità da un punto di vista intellettivo.

Lupya e Swigley : le loro ricerche

Lupya e Swigley dopo aver messo in atto una ricerca, hanno scoperto che l’abitudine di parlare con sè stessi, consentirebbe alla mente di un soggetto l’acquisizione di abilità di natura psicologica migliori. Questo ovviamente si produce in un periodo medio-lungo, queste abilità si sviluppano in maniera migliore e più marcata rispetto a persone che non hanno quest’abitudine.

Per verificare la loro ipotesi, hanno sottoposto un campione di persone ad un esperimento. Alcune persone dovevano ripetere ad altre persone il nome di oggetti che sono presenti all’interno di un supermercato e che poi avrebbero dovuto trovare in questo contesto. Quello che si è potuto rilevare è che le persone che a livello mentale si ripetevano il nome dell’oggetto che dovevano cercare, erano più efficaci nel ritrovare l’oggetto che andava cercato.

Da questo esperimento sono arrivati a dedurre che le persone che hanno l’abitudine di parlare con sè stessi, si ripetono quindi delle cose, hanno nel campo dell’azioni migliori capacità. Se una persona ha l’abitudine di parlare con se stesso, il proprio cervello tende a intensificare l’azione verso un determinato scopo, questo consente di sgombrare del tutto la mente da ogni altro pensiero che disturba e distoglie.

Questo darebbe alla mente la possibilità di concentrarsi solo ed esclusivamente sull’azione che si vuole portare a termine e sul comportamento che si vuole adottare. Un’altra ricerca portata avanti da Sapadin, afferma che le persone che hanno l’abitudine di parlare con sè stesse, tendono ad aumentare la capacità di organizzare in maniera più efficiente i propri pensieri.

Questa tipologia di attività specifica consente di comprendere in maniera più efficace quali siano le vere priorità che riguardano un determinato momento che il soggetto sta vivendo. Se ad esempio uno studente universitario deve sostenere un esame, dovrebbe modificare il proprio modo di pensare.

Infatti riflettere a tutte gli argomenti dell’esame che non si conoscono o magari si sanno meno bene, non aiuta di certo. Al contrario invece l’abitudine di parlare in completa solitudine con sè stessi, aiuterebbe a concentrarsi meglio su tutti gli argomenti nei quali lo studente è preparato, con una conseguente riduzione del livello di ansia che in quel momento si sta vivendo.

Eccessi e problematiche

Fino a questo momento abbiamo messo in evidenza quelli che sono gli elementi positivi di un approccio del genere, tuttavia è anche bene sapere che gli eccessi, comportamenti eccessivamente protratti nel corso del tempo senza un criterio di razionalità, non aiutano in tal senso a migliorare la nostra attività mentale.

In tal senso al contrario il soggetto potrebbe essere invece affetto da un qualche disagio. Se l’abitudine di parlare da soli diventa una cosa costante, sistematica, senza che ci sia in tal senso una reale esigenza di farlo, questo potrebbe indicare una problematica di natura psicologica da verificare.

In tal senso è bene dire che le persone che magari tendono a emettere dei borbottii, delle esclamazioni con voce bassa, dei rimproveri magari che riguardano loro stessi, manifestano sintomi di stress. Se il livello di ansia e stress tendono ad aumentare, parlare tra sè e sè potrebbe essere un sintomo che è collegato ad un vero e proprio disturbo della personalità del soggetto.

Quando effettivamente possiamo individuare in questo approccio una problematica della quale ci dobbiamo preoccupare? La risposta corretta è che siamo in un periodo di intenso stress e ansia, tendiamo a parlare magari maggiormente con noi stessi, questo tuttavia non è necessariamente indice di una problematica patologica.

Perchè parlare da soli non è indice necessariamente di una problematica psicogica, tuttavia è anche vero che se il comportamento nel tempo è reiterato in maniera costante, il soggetto tende in tal senso ad essere ossessivo, allora sarà bene rivolgersi a uno psicologo. Alcuni approcci della psicoterapia quali ad esempio il traning autogeno, possono supportare il paziente nel riuscire a rilassare le attività del cervello e riequilibrare il rapporto con sè stessi.

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