Evitamento

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Quando parliamo di evitamento a cosa ci stiamo riferendo? Si tratta di una soluzione, di una strategia che viene messa in campo da un determinato soggetto che consente di evitare di trovarsi in situazioni problematiche, con persone che sappiamo possono crearci dei problemi e farci vivere dei momenti di tensione. Insomma si tratta di una vera e propria fuga che il soggetto mette in atto in maniera volontaria da eventi, situazioni, persone, tutto quello che potrebbe crearci dei problemi, scatenare ansia, paura che poi dovremmo andare a gestire. Tuttavia non dobbiamo solo vedere in questo specifico comportamento un evento che per forza ha una valenza di natura negativa. Spesso si può mettere in atto una strategia del genere per sottrarsi a una situazione potenzialmente pericolosa per noi e che ci potrebbe danneggiare. In questo caso dobbiamo parlare di una forma evolutiva positiva che ci aiuta a sottrarci alle situazioni pericolose che magari faremmo fatica a gestire nel modo più giusto e corretto possibile.

Quando diventa patologico

Quindi se si tratta di parlare di una strategia utile a evitare situazioni potenzialmente pericolose e dannose in questo caso non parliamo di un comportamento che come tale ha una valenza negativa. Se invece evolve e diventa l’unico modo in cui il soggetto imposta la propria vita, si tratta quindi di una scelta imposta che non vede altre possibili opzioni al di là di quella, allora dobbiamo parlare di vero e proprio meccanismo difensivo che viene messo in atto in maniera voluta, per riuscire a proteggere la mente o a proteggerci da una situazione reale che in quanto tale è considerata non gestibile dal soggetto.

Come si esprime

Come si esprime una strategia del genere messa in atto dal soggetto? A tutti gli effetti la potremmo definire come una sorta di strategia legata al comportamento del soggetto che si mette in atto per cercare di fare in maniera tale da riuscire a governare nella maniera migliore il proprio carico di emozioni.

Quindi l’intento del soggetto che la mette in pratica è proprio quello di evitare di esporsi a situazioni, accadimenti, emozioni negative che potrebbero minare la sua serenità e causare stati di ansia. Infatti si tratta tutti gli effetti di una modalità di comportamento tipica di persone che soffrono di problemi legati all’ansia.

Tuttavia è bene anche dire che questa strategia, positiva se messa in atto quando veramente il soggetto è esposto a situazioni potenzialmente pericolose diventa invece una sorta di “vicolo cieco” se applicato in maniera costante. Infatti nel corso del tempo il soggetto sarà sempre più portato a pensare che non esistano strategie migliori per evitare situazioni che sono fortemente problematiche e che si deve evitare assolutamente di affrontare.

Evitare di trovarsi in contesti complessi, difficili, problematici diventa l’unico modo per il soggetto di impostare la propria vita.

Strategia normale

Tuttavia noi stiamo affrontando questo approccio da un punto di vista patologico, nella vita di tutti i giorni, sarà prima o poi capitato ad ognuno di noi di mettere in campo delle strategie basate sull’evitare determinate situazioni. In soggetti razionali, che stanno valutando i pro e i contro di un determinato problema può avere una valenza anche positiva.

Può aiutarci ad evitare di esporci a situazioni che sono complesse, poco gestibili o semplicemente a eventi che hanno la caratteristica di essere pericolosi. Tuttavia diventa molto negativo un comportamento del genere quando viene percepito dal soggetto come l’unica soluzione che si può mettere in campo di fronte a eventi di natura problematica.

Circolo vizioso

Tuttavia questo approccio nel corso del tempo diventa anche una sorta di circolo vizioso, infatti il soggetto non si sente mai all’altezza di una determinata situazione, pensa sempre di non avere sufficienti capacità per gestire un determinato problema, di conseguenza il fatto di dover affrontare un evento complesso, pieno di incognite è per lui fonte di ansia.

Cosa farà in questi casi? Adotterà una strategia specifica nella quale di fronte a un determinato problema, per evitare di dovoer gestire un carico di ansia divenuto per lui troppo gravoso, per evitare di dover mettere in campo capacità che pensa di non avere, troverà un modo, una soluzione che gli consenta di evitare di dover affrontare l’evento traumatico.

Evitamento basato sull’esperienza

Cosa accade quando mettiamo in pratica una strategia del genere? Quali sono le conseguenze? Il soggetto si basa sul fatto che deve cercae di controllare delle emozioni, delle sensazioni interne a lui, dei sentimenti che potrebbero avere un risvolto negativo. Per fare questo anche se di fatto potrebbe causare un male peggiore, cerca di controllare le sue esperienze interne. Lo scopo ultimo di un comportamento del genere è cercare di evitare tutte quelle situazioni nelle quali il soggetto potrebbe avere un livello di ansia elevato, troppo gravoso per riuscire a gestirlo.

Soggetto depresso

Se un soggetto sta attraversando un momento di grossa difficoltà personale, magari soffre di una sindrome di natura depressiva, allora sarà in difficoltà nella gestione di tutte quelle situazioni quotidiane nelle quali deve affrontare determinati problemi. La sfera lavorativa lo sappiamo può essere complessa da gestire, tutti i giorni problemi e criticità fanno sì che un soggetto abbia un certo carico di stress e in base a questo debba regolare il suo modo di agiare.

Tuttavia un soggetto depresso, inizia ad avere problemi di natura psicologica tali per cui anche il suo modo di lavorare, il suo modo di essere presente ed efficace ne risulta fortemente compromesso. Non riesce più a gestire le criticità che incontra sul proprio cammino lavorativo nella maniera più adeguata.

Un soggetto depresso può avere disturbi che incidono sulla sua sfera di natura comportamentale, lavorativa, può avere ansia, apatia, stati depressivi, problemi di memoria, scarso senso di sicurezza personale, al punto tale da arrivare a mettere in atto strategie che serviranno ad evitare determinate situazioni quotidiane.

Comincia a non ritenersi in grado di affrontare situazioni legate alla quotidianità come lavorare, studiare, andare a fare la spesa, relazionarsi nella maniera giusta con gli altri. Per questo motivo decide in maniera volontaria di evitare tutte quelle situazioni che gli possono causare potenzialmente dei problemi.

Calo di autostima

Purtroppo questo comportamento che all’apparenza al soggetto che ha problemi sembra la soluzione migliore, nel corso del tempo diventa una sorta di “gabbia mentale” nella quale il soggetto si trova. Le ricadute sul proprio livello di autostima sono inevitabili, infatti minori sarà il grado di dinamismo del soggetto che rinuncia volontariamente a combattere le battaglie di ogni giorno, più basso sarà il suo grado di autostima.

Il terapeuta dovrà in tal senso intervenire per correggere il modo in cui vive il soggetto, espondendosi progressivamente a quelle situazioni problematiche che sono fonte di preoccupazione e scatenano nel soggetto eventi di natura ansiogena.

Ansia sociale

Un soggetto che soffre di ansia sociale presenta un profilo psicologico e comportamentale nel quale avverte molto la paura per la critiche e i giudizi negativi che possono derivare dagli altri. Inoltre si parla di un soggetto che ha una bassa autostima, nel quale spesso sono presenti sentimenti di insicurezza personale, di scarsa capacità o senso di inadeguatezza.

Quindi il soggetto per evitare di trovarsi di fronte a situaizoni del genere, tende a ridurre le occasioni di confronto di natura sociale nelle quali potrebbe trovarsi a dover fare i conti con giudizi negativi. Una strategia che diventa come sempre una sorta di prigione psicologica nel quale il soggetto si trova.

Il terapista dovrà lavorare insieme al soggetto su queste aree critiche cercando di ridurre i timori legati al giudizio altrui, sul timore di mostrare ansia.

Disturbo evitante di personalità

In questa condizione mentale quello che spaventa il soggetto è una relazione di tipo affettivo che deve affrontare insieme ad un’altra persona, motivo per cui la paura molto radicata di non essere all’altezza delle aspettative del partner, paura che si può anche avere nel lavoro, porta il soggetto ad isolarsi.

Sono persone che spesso rinunciano a fare carriera proprio perchè albergano in loro sentimenti di inadeguatezza e insicurezza.

Ricorrere alla psicoterapia

Se una persona soffre di un disturbo di evitamento devono necessariamente essere seguiti da uno psicoterapeuta. Spesso si tratta di pazienti che non hanno neanche chiaro quali sono i contesti specifici nei quali emerge il disturbo, per questo motivo, supportati dal terapeuta potrebbero essere esposti a eventi che causano sofferenza psichica ma che aumentano il grado di consapevolezza del paziente sui reali problemi che ha.

Tecnica dell’esposizione

Si tratta di una metodologia psicologia che si propone di esporre il paziente alla situazione e allo stimolo che causano in lui questa reazione di chiusura e nel quale si cerca di evitare la problematica. La relazione che si instaura tra medico e paziente può essere problematica, viziata da atteggiamenti da parte del paziente che vanno nella direzione opposta a quella che serve. Diventare aggressivi durante una seduta terapeutica, arrivare con un ampio ritardo alla seduta.

Cosa dovrebbe fare un paziente quindi che tende a evitare di affrontare i problemi? Nella psicoterapia si usa un termine che si chiama accettazione. Spesso banalizzato o spiegato in maniera superficiale si basa su un approccio del paziente nel quale ci si apre agli eventi dolorosi, alle emozioni negative che la nostra mente ci propone.

Certo può sembrare un’esperienza troppo dolorosa da affrontare, tuttavia chiudersi ai problemi, evitarli, non è una soluzione. Non fa altro che aggiungere sofferenza alla sofferenza che già la vita con la sua problematicità di ogni giorno propone a un soggetto. Il rischio è quello di smettere di vivere.