Sindrome da decompressione

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Che cos’è la sindrome da decompressione? Si tratta di uno stato nel quale nell’organismo di un soggetto l’azoto che si trova nel flusso sanguigno e nei tessuti, a causa di una pressione molto forte, tende a formare delle bolle di gas nel momento in cui la pressione scende. Quali sono i sintomi ai quali va incontro il soggetto? Vediamo insieme il dettaglio:

  • Il soggetto potrebbe avere un forte senso di debolezza
  • Il soggetto potrebbe avere dolore a livello muscolare
  • Il soggetto potrebbe avere dolore a livello articolare
  • Tuttavia non è detto che il soggetto non possa avere sintomi più marcati
  • Il soggetto potrebbe andare incontro a una sintomatologia maggiormente marcata con sintomi simili a quelli dell’ictus
  • In tal senso potrebbe avere un senso di intorpidimento diffuso
  • Potrebbe sviluppare un senso di formicolio
  • Potrebbe avere una percezione di debolezza collegato alle braccia e alle gambe
  • Il soggetto potrebbe avere un senso di instabilità
  • Il soggetto potrebbe avere problemi di vertigine
  • Il soggetto potrebbe avere delle problematiche a livello respiratorio
  • Il soggetto potrebbe sviluppare una sindrome dolorosa riguardante la zona del torace

Parliamo del trattamento

Qual ‘è il trattamento al quale il soggetto si dovrà sottoporre di fronte a un problema del genere? Il trattamento che viene effettuato si chiama ossigenoterapia ad elevata pressione. Visto e considerato che si tratta di una problematica che riguarda le persone che svolgono la professione di subacqueo o fanno immersioni per passione, si tratterà di adottare alcuni comportamenti di natura preventiva quali:

  1. Non immergersi troppo in profondità
  2. Fare immersioni con una durata limitata
  3. Fare una risalita che dovrà essere lenta

Questi comportamenti corretti, limitano di fatto i rischi che il soggetto possa sviluppare i sintomi da decompressione.

Parliamo della composizione dell’aria

Facciamo ora un piccolo approfondimento sulla struttura dell’aria. Per prima cosa è importante sapere che l’aria è formata essenzialmente da due elementi specifici: l’azoto e l’ossigeno. Una volta che una persona si immerge si trova ad operare in un ambiente nel quale l’aria ha un livello di compressione notevole. Per questo motivo un soggetto che si trova a respirare in acque profonde, si troverà ad operare in un contesto nel quale è presente una quantità di molecole di aria rispetto a come siamo abituati a respirare sulla superficie della terra. Visto e considerato che l’ossigeno che viene utilizzato dal soggetto viene fatto in maniera continuativa dal proprio organismo, è difficile che le molecole di ossigeno extra che si respira che contengono una pressione molto più elevata si possano accumulare.

In realtà è bene invece sapere che le molecole aggiuntive di azoto tendono invece ad accumularsi all’interno del flusso sanguigno e dei tessuti. Cosa accade dunque nel momento in cui la pressione alla quale il soggetto è sottoposto in fase di immersione tende a diminuire? Accade che l’azoto in eccesso non può essere espirato tende a formare delle bolle che sono presenti nel flusso sanguigno e nei tessuti.

Parliamo di bolle di azoto

Una volta che si sono formate queste bolle di azoto che possono trovarsi nel flusso sanguigno o nei tessuti cosa accade? Le bolle di azoto possono avere una fase di natura espansiva e l’aumento del loro volume potrebbe portare al danneggiamento dei tessuti. Oppure le bolle potrebbero esercitare una funzione di natura ostruttiva riguardo a vasi sanguigni presenti in molti organi del corpo di una persona.

Quali sono le conseguenze relative alla presenza di queste bolle in fase espansiva? Vediamole insieme:

  1. Nell’organismo del soggetto si potrebbero formare dei trombi
  2. La fase ostruttiva relativa ai vasi sanguigni innesca una sindrome dolorosa nel soggetto
  3. Il soggetto potrebbe avere sintomi molto simili a quelli di un ictus
  4. Da questo punto di vista potrebbe andare incontro a una debolezza improvvisa che caratterizza una parte del corpo
  5. Il soggetto potrebbe andare incontro a problematiche legate al linguaggio
  6. Il soggetto potrebbe lamentare dei capogiri
  7. Le bolle di azoto possono anche produrre stati di natura infiammatoria
  8. Il soggetto potrebbe quindi avere gonfiore che riguarda la zona dei muscoli
  9. Il soggetto potrebbe quindi avere gonfiore che riguarda la zona delle articolazioni
  10. Il soggetto potrebbe quindi avere gonfiore che riguarda la zona dei tendini

Rischi nello sviluppo della malattia da decompressione

Quali sono invece i rischi che possono alimentare lo sviluppo della malattia da decompressione? Vediamoli insieme:

  1. Il rischio è maggiore per soggetti che hanno determinati difetti a livello cardiaco come ad esempio il difetto del setto interatriale
  2. Il rischio è maggiore ad esempio in presenza di acqua fredda
  3. Il rischio è maggiore per soggetti che hanno un certo livello di disidratazione
  4. Il rischio è maggiore per soggetti che decidono magari di volare dopo essersi sottoposti a un’immersione
  5. Il rischio è maggiore per soggetti che sottopongono il proprio fisico a uno sforzo
  6. Il rischio è maggiore per soggetti che sono affaticati
  7. Il rischio è maggiore per soggetti ai quale aumenta la pressione ( parliamo di persone che si immergono a determinate profondità)
  8. Il rischio è maggiore per soggetti che passano molto tempo in un ambiene pressurizzato
  9. Il rischio è maggiore per soggetti che non hanno un peso corporeo adeguato
  10. Il rischio è maggiore per soggetti che non sono giovani
  11. Il rischio è maggiore per soggetti che dopo un’immersione tendono a risalire in maniera troppo rapida

Per quanto si mantiene l’azoto nell’organismo umano

Ora è importante farsi una domanda specifica. Per quanto tempo la quantità di azoto in eccesso rimane nell’organismo della persona? Se ci riferiamo a soggetti che tendono a immerrgersi con una certa frequenza, possiamo dire che l’azoto si mantiene tale per almeno dodici ore dall’ultima immersione.

Per esempio un soggetto che dovesse affrontare un viaggio in aereo dopo circa 24 ore da un’immersione, potrebbe sviluppare i sintomi di una malattia da decompressione. Quando parliamo di bolle di azoto, dobbiamo mettere in luce anche una loro caratteristica specifica: tendono a insinuarsi anche in piccoli vasi sanguigni. Parlando invece dei tessuti quali sono quelli maggiormente a rischio? Vediamoli insieme:

  1. Uno degli organi dove l’azoto può sciogliersi perchè contengono un livello elevato di lipidi è il cervello
  2. Uno degli organi dove l’azoto può sciogliersi perchè contentono un livello elevato di lipidi è il midollo spinale

Quando parliamo di sindrome da decompressione, ci stiamo riferendo a una forma singola e univoca oppure al contrario stiamo parlando di forme differenti? Ci sono due forme sostanzialemente alle quali il soggetto potrebbe andare incontro, vediamole insieme:

  1. Potremmo trovarci in presenza di una malattia di tipo 1 che di fatto si sviluppa principalmente nella zona delle articolazioni, della cute, e dei vasi linfatici
  2. Potremmo trovarci in presenza di una malattia di tipo 2 che di fatto è molto pericolosa e può portare il paziente al decesso. Si può manifestare in organi come il cervello, il midollo spinale, l’apparato circolatorio e quello respiratorio

 Una sintomatologia più lenta

La sintomatologia legati a questa forma di decompressione tendono ad avere uno sviluppo piuttosto lento. Di solito dall’immersione il soggetto inizia ad accusare una sintomatologia in un range temporale compreso tra un’ora e sei ore. Per quanto riguarda i sintomi potremmo avere:

  1.  Il soggetto potrebbe percepire una sensazione di affaticamento
  2. Il soggetto potrebbe avere inappetenza
  3. Il soggetto potrebbe lamentare cefalea
  4. Il soggetto potrebbe essere colto da un senso di malessere

Parliamo della forma di tipo 1

Scendiamo ora nel dettaglio della forma di tipo 1 che di fatto è quella che ha meno conseguenze per il soggetto e causa sintomi più lievi. Se il soggetto soffre di questa avrà sintomi quali una sindrome dolorosa che interesserà la zona delle articolazioni delle braccia e della gambe. Il dolore potrebbe interessare anche la zona della schiena e dei muscoli. Non è necessariamente detto che un soggetto che soffre di questa sindrome dolorosa, individui la sede specifica del dolore.

Parliamo della forma di tipo 2

Parlando invece della forma di tipo 2 è quella che di fatto innesca sintomi più seri e marcati. Questa seconda forma, può provocare dei sintomi che a livello neurologico possono essere di vario tipo, vediamo insieme quali:

  1. Il soggetto potrebbe andare incontro a una paralisi
  2. Il soggetto potrebbe andare incontro alla morte

Parliamo dei sintomi che interessano il midollo

Se la sintomatologia dovesse colpire la zona del midollo osseo il soggetto potrebbe avere:

  1. Il soggetto potrebbe lamentare un senso di formicolio
  2. Il soggetto potrebbe lamentare un senso di debolezza che interessa la zona delle braccia o delle gambe
  3. Questo formicolio potrebbe avere un processo di evoluzione che nelle ore successive conduce il soggetto verso la paralisi

Parliamo dei sintomi che interessano il cervello

Se la problematica dovesse interessare la zona del cervello potremmo avere:

  1. Il soggetto potrebbe lamentare la cefalea
  2. Il soggetto potrebbe avere uno stato di natura confusionale
  3. Il soggetto potrebbe iniziare ad avere delle difficoltà nell’area del linguaggio
  4. Il soggetto potrebbe avere problematiche che interessano la sua capacità di vedere gli oggetti

Parliamo di sintomi che interessano la zona dei polmoni

Se dovessimo invece mettere in evidenza i sintomi che il soggetto potrebbe avere a livello polmonare potremmo dire che:

  1. Il soggetto potrebbe iniziare a tossire
  2. Il soggetto potrebbe avere una sindrome dolorosa che interessa la zona del torace
  3. Il soggetto potrebbe lamentare delle problematiche a livello respiratorio in peggioramento

Processo diagnostico

Qual’ è l’iter corretto a livello diagnostico? Per poter effettuare una diagnosi in tal senso, il medico farà una visita medica basata su sintomi descritti dal paziente e che il paziente stesso lamenta. Oltre alla visita potranno essere fatti degli esami quali:

  1. Il paziente potrà essere sottoposto a una tomografia computerizzata
  2. Il paziente potrà essere sottoposto a una risonanza magnetica per immagini

Quali approcci preventivi adottare

Quali sono gli approcci preventivi che è possibile adottare? Per prima cosa trattandosi di immersioni subacquee si potranno ridurre i rischi attraverso immersioni a minori profondità e per un tempo maggiormente limitato. Alcuni subacquei utilizzano un computer che fornisce in maniera costante dati quali la profondità di immersione e il tempo trascorso in acqua. Tuttavia queste precauzioni non sono sufficienti, bisognerà quindi adottare ulteriori precauzioni quali:

  1. Se il soggetto si è immerso per vari giorni, prima di prendere un aereo è consigliabile faccia un periodo in superficie almeno di 12 ore
  2. Se si tratta di un soggetto che è stato curato per una malattia del genere, sarà consigliabile non si immerga prima di due settimane

Considerazioni conclusive

Se il soggetto soffre di sindrome da decompressione, sarà opportuno gli venga somministrato dell’ossigeno, in alcuni casi si renderà necessario sottoporre il paziente a una terapia di ricompressione. Con questi due approcci, in termini percentuali circa l’ottanta per cento dei pazienti tende a guarire.

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