cellule staminali ematopoietiche : cosa sono

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Penso vi sia capitato di sentir parlare di cellule staminali ematopoietiche, leggendo magari sul web, cercando per curiosità di informarvi. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di fare un approfondimento e cercare di capire di cosa stiamo parlando, di quale sia la loro funzione e quali sono gli amibiti nei quali vengono utilizzate e per quali patologie.

Se parliamo di cellule staminali ematopoietiche, ci stiamo riferendo a una tipologia specifica di cellula, non ancora completamente differenziata, in pratica si trova in uno stadio definito pluripotente. Da questa particolare tipologia, si originano tutte le cellule che fanno parte del sangue e del relativo sistema immunitario.

Volendo essere più precisi, possiamo anche dire che le cellule del sangue che vengono prodotte nel midollo osseo e immesse in circolo, sono generate da cellule progenitrici dette anche cellule staminali che hanno la caratteristica di potersi riprodurre a un ritmo molto intenso, dando origine a una differanziazione in vari altri tipi di cellule.

Le cellule staminali sono presenti in quantità ridotte

Queste cellule madri dalle quali nascono tutte quelle che vengono poi immesse nel nostro flusso sanguigno, sono presenti in quantità piuttosto ridotte, come caratteristica hanno una spiccata capacità riproduttiva, talmente grande da riuscire ogni giorno a generare una quantità di cellule nuove che varia dai 200 ai 400 miliardi. 

Un’altra caratteristica molto particolare che riguarda il loro ciclo di vita, è la loro peculiarità di replicare se stesse, questo gli consente di mantenere stabile il loro numero durante tutto l’arco della loro vita. Per questo motivo possono essere prelevate.

Da dove possiamo raccogliere queste cellule?

Dove possiamo prelevare e raccogliere le cellule staminali ematopoetiche? Abbiamo a disposizione due aree molto importanti dalle quali possiamo effettuare un prelievo. Possono essere recuperate o dal midollo osseo, o in alternativa dal sangue periferico.

A cosa servono queste cellule?

Se parliamo del loro utilizzo, ci dobbiamo riferire a tecniche di trapianto che vengono utilizzate per curare patologie molto serie come la  eucemia mieloide, ereditaria o cronica cercando di ripristinare il corretto funzionamento del sistema immunitario. Si parla di malattie dove di fatto la medicina convenzionale con le sue terapie ha dimostrato di essere poco efficace. 

Soprattutto le probabilità per un malato di leucemia mieloide di guarire sono veramente molto scarse se non addirittura inesistenti se parliamo di terapie e approcci farmacologici tradizionali. Proprio negli ultimi anni, la ricerca per fortuna ha fatto molti passi in avanti, proprio per questo motivo la tecnica del trapianto cellule staminali ematopoietiche si è andata affermando come una delle più valide per la cura di queste patologie.

Cosa si intende per trapianto di cellule staminali?

Ne avremo sentito parlare spesso, cosa si intende esattamente per trapianto di celllule staminali? In pratica in un soggetto affetto da una patologia che compromette il corretto funzionamento del midollo osseo, si procede a una sostituzione del midollo malato attraverso una infuzione di cellule staminali che sono in grado di produrre e generare tutte le cellule del sangue. In questo modo è garantito il corretto iter delle funzioni legate al sistema immunitario e di quelle legate ai processi ematologici.

Il paziente a quali tipoligie di trapianto può essere sottoposto? Ci sono due modalità differenti, nel primo caso, le cellule staminali vengono autotrapiantate nello stesso paziente, viene anche definito autologo.

Trapianto allogenico in cosa si differenzia?

Si tratta di una tipologia differente, in questo caso si deve individuare un donatore che abbia delle peculiarità di natura genetica simili a quelle del paziente ricevente. Si tratta di una procedura più complessa ed è divisa in due fasi ben distinte:

  • Nella prima fase, le cellule del midollo osseo del paziente ammalato vengono distrutte con farmaci specifici o tramite radiazioni
  • Nella seconda fase, si fa una trasfusione di cellule staminali prelevate dal donatore sano, geneticamente compatibile, che vengono introdotte nel paziente malato. 

Quale obiettico si pone l’infusione di cellule staminali nel paziente ammalato?

Dopo aver distrutto tutto il patrimonio midollare di cellule che il paziente aveva, la seconda fase prevede una ricostruzione completa delle funzioni midollari perdute, le cellule staminali sono infatti in grado di produrre normalmente tutti gli elementi cellulari che servono al sangue per svolgere le sue funzioni in maniera naturale e normale.

I donatori di cellule staminali sono molto importanti

In una fase iniziale, i trapianti di cellule staminali ematopoietiche, venivano fatti solo tra persone tra di loro consanguinee. Purtroppo nella maggior parte dei casi, i pazienti non potevano disporre di questa tecnica, non avendo all’interno della loro cerchia familiare, un parente che avesse le caratteristiche genetiche necessarie al prelievo di staminali.

Questa carenza, ha fatto si che gli ematologi iniziassero a cercare dei donatori esterni, geneticamente compatibili. Queste difficoltà evidenti nel reperimento di un donatore hanno dato un impulso fondamentale nel creare dei registri nazionali di potenziali donatori. Anche in Italia, l’esigenza di creare banche dati, nel 1989 è stato creato un programma chiamato ” donazione midollo osseo”. Lo scopo è quello di riuscire a procurare ai pazienti ammalati, in attesa di un trapianto, una persona estranea al nucleo familiare con caratteristiche genetiche compatibili.

Compatibilità genetica di cosa stiamo parlando?

Ognuno di poi possiede all’interno del proprio organismo, un patrimonio di geni ereditato dalla propria famiglia, tali caratteristiche genetiche sono uniche e irripetibili. Per cercare un donatore, è necessario esaminare il Dna. Quando si cerca un donatore, serve stabilire il grado di compatibilità tra chi dona e chi riceve. 

Modalità di prelievo delle cellule staminali

Nella prima modalità, le cellule staminali vengono prelevate dal donatore, con delle punture nelle ossa del bacino. Trattandosi di punture a livello osseo, la procedura viene fatta in anestesia generale. Il prelievo dura all’incirca 30 minuti. Terminato l’intervento il paziente viene tenuto sotto osservazione per 48 ore. Tra i possibili effetti dell’intervento c’è quello legato a un dolore percepito nella zona del prelievo. 

La quantità di sangue del midollo osseo che viene prelevata è compresa tra i 700 e i 1000 millilitri. Il midollo prelevato in circa 7 giorni si ricostituisce completamente. 

Prelievo di staminali da sangue periferico

Se il prelievo viene fatto dal sangue periferico, c’è in problema di fondo. Le quantità di staminali ematopoietiche presenti, sono talmente basse da non consentire un trapianto. Per questo motivo, viene somministrato un fattore di crescita chiamato g-csf. La stimolazione prodotta attraverso questo farmaco nel midollo osseo, può provocare dei disturbi. Parliamo di effetti collaterali come una lieve febbre, mal di testa, e anche dei dolori diffusi alle ossa. 

Successivamente alla somministrazione di  g-csf nel paziente, serviranno circa 4/5 giorni perchè l’effetto sia visibile. Il prelievo del sangue avviene da un braccio. Entra in una centrifuga che isola la componente che serve, reimmettendo il rimanente sangue nell’altro braccio. Per raccogliere le staminali necessarie al trapianto, possono servire fino a due procedure di prelievo fatte in giorni consecutivi.