Straining

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Quando parliamo di straining a cosa ci stiamo esattamente riferendo? Per prima cosa è giusto fare una distinzione con un’altra parola che viene con frequenza utilizzata che è il mobbing, in tal senso possiamo definirlo come una condotta legata ad un datore di lavoro nella quale una persona superiore in termini di grado o magari dei colleghi, viene adottata nei riguardi di un lavoratore nel contesto. Come emerge e si manifesta? La risposta corretta è che tende a emergere e presentarsi con dei comportamenti che risultano essere di natura vessatoria e persecutoria che è ostile in maniera del tutto intenzionale. Si tratta di comportamenti che hanno la caratteristica di essere ostili, vengono reiterati nel corso del tempo, sono sistematici e potrebbero concretizzarsi in:

  1. Potrebbero manifestarsi sottoforma di maltrattamenti.
  2. Potrebbero manfestarsi come offese.
  3. Potrebbe manifestarsi tramite aggressioni.
  4. Potrebbe manifestarsi tramite umiliazioni.
  5. Potrebbe manifestarsi tramite intimidazioni.
  6. Potrebbe manifestarsi tramite mortificazioni.
  7. Tutte questi comportamenti potrebbero seriamente causare al lavoratore uno danno che potrebbe manifestarsi a livello fisico o a livello spicologico.

Quando invece parliamo del termine definito straining, ci stiamo invece riferendo ad un comportamento di natura vessatoria che si caratterizza nello specifico per un’azione di molestia che ha la caratteristica di essere unica e del tutto isolata. In pratica la persona che ne è oggetto e che la subisce, si trova in una situazione di stress forzato. In termini di effetti negativi è bene sapere che tendono ad essere duraturi nel contesto lavorativo. In pratica a differenza di un comportamento come quello del mobbing, l’azione si caratterizza per non avere un livello di continuità nel tempo ( non è duratura), specificando meglio che le azioni messe in campo non hanno il carattere specifico della continuità messa invece in atto nel mobbing.

Se dovessimo tradurre in maniera letterale questa terminologia è bene sapere che è di derivazione inglese da “to strain” e può essere tradotto in maniera letterale con il termine di “tendere” oppure “mettere in uno stato di tensione e pressione”, viene utilizzato anche il termine “stringere”. Da chi è stato inventato questo termine? La risposta corretta è che è stato coniato da un certo Dottor Harald Ege, si tratta di uno studioso che si occupa di psicologia del lavoro, oltre ad essere un autore di molti scritti sulla materia.

Questo studioso ha avuto vari colloqui con persone che sono state vittime di soprusi e di violenze di natura psicologica che si sono perpretrate sul luogo di lavoro. Tuttavia ha compreso la natura differente di questo approccio, partendo dal presupposto che si trattava di persone che a differenza di comportamenti affini al mobbing, non avevano avuto la caratteristica della continuità nel subire condotte di natura ingiusta caratterizzate da una certa dose di violenza.

Tutela di natura giuridica

Tuttavia lo studioso si rese conto del fatto che era necessario dare una definizione specifica a queste tipologie di molestie per evitare che magari un soggetto che le aveva subite, pensando magari di essere soggetto a mobbing, tuttavia con la differenza di essere condotte non caratterizzate dalla continuità, non avessero più da questo punto di vista una tutela di natura giuridica.

Quindi quali sono esempi concreti che possono definire una terminologia del genere? Vediamoli insieme:

  • Una delle condotte caratteristiche di un comportamento del genere si traduce nel demansionamento di un lavoratore.
  • Un’altra delle condotte caratteristiche di un comportamento del genere si traduce nella dequalificazione.
  • Un’altra delle condotte caratteristiche di un comportamento del genere è l’isolamento.
  • Un’altra delle condotte caratteristiche di un comportamento del genere è il privare il soggetto dei suoi strumenti di lavoro.
  • Un’altra delle condotte caratteristiche di un comportamento del genere è legata al costringere il lavoratore ad un periodo nel quale rimane del tutto inattivo.
  • Un altro comportamento che potrebbe essere messo in pratica prevede una sorta di marginalizzazione di quello che risulta essere il lavoro del soggetto che ne è coinvolto.
  • Un altro comportamento tipico è quello nel quale si decide di escludere il lavoratore dal flusso di informazioni.

Non c’è alcun dubbio che se ci si trova nella situazione di un lavoratore che risulta subire un demansionamento che si protrae nel corso del tempo, decisamente tende ad avere un livello di autostima che si riduce, oltre ad avere problematiche che si producono nella propria socialità e nella qualità della sua vita.

Sicuramente una persona che sta vivendo una condizione del genere, ha indubbiamente un livello di stress che riguarda la propria mente che risulta sicuramente essere superiore al classico stress legato al lavoro. Questa condizione maggiormente marcata, può decisamente portare la persona che ne soffre a mettere magari in atto dei comportamenti e degli atti del tutto sfavorevoli o contrari a quelli che sono i suoi interessi.

Parametri di definizione

Questo Dott. Ege, nel corso del tempo è riuscito a identificare quali sono i parametri che caratterizzano questa condizione, vediamoli insieme:

  • Per prima cosa il conflitto percepito dal lavoratore deve essere legato al luogo di lavoro.
  • In termini di conseguenze che ha il lavoratore è bene sapere che devono avere la caratteristica di essere costanti.
  • In termini di conflitto è bene sapere che deve avere una durata temporale che risulta essere pari a se mesi.
  • Le azioni che il lavoratore subisce devono appartenere a delle casistiche specifiche tra queste abbiamo per esempio degli attacchi nei riguardi dei contatti di natura umana. Il soggetto deve essere posto in una condizione di isolamento di natura sistematica, deve essere demansionato o gli devono essere tolti i propri incarichi. Tra le tecniche messe in atto troviamo quella legata alla reputazione della persona che viene in tal senso lesa. Il lavoratore potrebbe anche subire delle minacce e delle violenze di natura fisica o sessuale.
  • La persona si deve trovare in uno stato di perenne inferiorità.

Questa condotta vessatoria a danno del lavoratore è stata recepita in qualche modo dalla giurisprudenza italiana? La risposta è si, il Tribunale del lavoro di Bergamo, nell’anno 2005 ha dato una definizione di straining nel quale si parla di una situazione di lavoro nella quale risulta essere presente uno stress forzato. In questa condizione il lavoratore tende a subire almeno un’azione che ha da questo punto di vista un effetto negativo legata al contesto di lavoro.

Oltre ad avere la caratteristica di essere un’azione che produce stress, un’altra caratteristica specifica rilevabile in tal senso è quella di avere una durata costante nel corso del tempo. La vittima di questa azione è rispetto alla persona che la mette in campo, in uno stato di perenne inferiorità. Quindi a differenza del mobbing, in questo caso è sufficiente che si attui una singola azione che può avere in tal senso degli effetti che sono duraturi nel corso del tempo.

Sindrome vertiginosa da stress

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Alessandro Baldini
Web content writer senior, specializzato nella redazione di contenuti nel settore medico, laureato in filosofia a Bologna, corso di specializzazione conseguito allo Ial Web di Udine nel content management, corso conseguito al Cfa di Milano nel 2020, sul web marketing.