Colite ischemica sintomi

122

Quali sono i sintomi della colite ischemica? La risposta corretta è che la sintomatologia maggiormente comune interessa la zona dell’addome. In condizioni normali, un paziente che soffre di questa patologia lamenta una sindrome dolorosa che interessa l’addome collegato a materiale fecale sottoforma di diarrea. Nel momento in cui la patologia tende a evolvere, la sintomatologia collegata e associata tende a peggiorare, il paziente da questo punto di vista lamenta un dolore molto intenso che si produce nel momento in cui si palpa la zona dell’addome e va incontro a una riduzione relativa alla motilità dell’intestino.

Da questo punto di vista è bene sapere che un altro sintomo che risulta essere comune è una febbre di moderata entità che a tutti gli effetti è un segno che risulta esserci un corso un processo di natura infettiva. Risulta esserci una sintomatologia da questo punto di vista maggiormente frequente? La risposta è si, vediamo quale:

  1. Uno dei sintomi che il paziente potrebbe lamentare è una sindrome dolorosa nella zona dell’addome collegata anche a crampi;
  2. Un’altra problematica che il paziente potrebbe avere è una sindrome dolorosa presente nella zona oggetto della palpazione;
  3. Il paziente potrebbe soffrire di peritonismo;
  4. Il paziente potrebbe soffrire di tenesmo a livello rettale;
  5. Il paziente potrebbe soffrire di alterazioni dell’alvo come ad esempio la diarrea;
  6. Il paziente potrebbe avere sangue nel materiale fecale;
  7. Il paziente potrebbe avere la febbre;
  8. Il paziente potrebbe soffrire di tachicardia.

Se in presenza dei sintomi appena citati non si dovesse intervenire nella maniera più opportuna e idonea, potrebbero manifestarsi ulteriori sintomi quali l’ipotensione, la tachicardia, uno stato di natura confusionale, la disidratazione.

Approfondiamo la problematica

Quando parliamo di colite ischemica a cosa ci stiamo riferendo? La risposta corretta è che si tratta di una patologia secondaria legata ad un’interruzione della quantità di sangue che dovrebbe arrivare e irrorare la zona dell’intestino crasso. Quale risulta essere la causa specifica che innesca questa patologia? Si tratta di un un embolo che crea un processo di natura occlusiva nella zona dell’arteria definita mesenterica. Quali sono le conseguenze? La minor quantità di sangue che arriva ad un organo come l’intestino, crea un danno che interessa l’organo. Questo danno nel corso del tempo può portare a formare delle ulcere che potrebbero avere un sanguinamento.

C’è un’età specifica nella quale questa patologia potrebbe essere maggiormente diffusa? Si, da un punto di vista statistico, le persone che hanno un’età intorno ai 60 anni, hanno maggiori rischi di sviluppare questa patologia. Il livello di diffusione è maggiore tra persone che hanno patologie cardiache quali:

  • Patologie di natura cardiaca;
  • Patologie di natura vascolare;

Ci sono quindi pazienti che potremmo definire maggiormente a rischio? Si, in tal senso corrono un rischio maggiore le persone affette da:

  • Una problematica come lo scompenso di natura cardiaca;
  • Una problematica come la fibrillazione atriale;
  • Da questo punto di vista sono maggiormente a rischio pazienti che hanno patologie che riguardano la zona dell’intestino come ad esempio la diverticolite.

Fattori che aumentano il rischio

Ci possono essere in tal senso fattori che possono aumentare il rischio? Si oltre all’età, altri fattori di rischio sono:

  1. Il sesso, infatti nel caso delle donne la problematica è maggiormente frequente;
  2. Un altro fattore di rischio è la presenza di un’anomalia rilevabile nella coagulazione;
  3. Un altro fattore di rischio è una problematica come l’ipercolesterolemia;
  4. Un altro fattore di rischio è una problematica come l’insufficienza cardiaca;
  5. Un altro fattore di rischio è legato a interventi di natura chirurgica nella zona dell’addome.

Parliamo di cause

Quali sono le cause che possono essere collegate a questa patologia? Vediamole insieme:

  • Potrebbe essere collegata all’aterosclerosi;
  • Potrebbe essere collegata ad un’insufficienza cardiaca;
  • Potrebbe essere collegata a interventi chirurigici nella zona dell’addome;
  • Potrebbe essere collegata ad un processo di occlusione a livello intestinale secondario ad un tumore;
  • Potrebbe essere collegata a interventi di cardiochirurgia;
  • Potrebbe essere collegata a patologie di natura ematica;
  • Potrebbe essere collegata all’utilizzo di droghe;

Quali possono essere invece i farmaci che possono aumentare il fattore di rischio? La risposta corretta è:

  1. Potrebbe essere collegata all’utilizzo di farmaci collegati a patologie di natura cardiaca;
  2. Potrebbe essere collegata all’assunzione di farmaci di natura ormonale;
  3. Potrebbe essere collegata all’utilizzo di antibiotici nel corso del tempo;
  4. Potrebbe essere collegata all’utilizzo di oppioidi;
  5. Potrebbe essere collegata all’utilizzo di farmaci di natura chemioterapica.

Approccio diagnostico

Qual’è il corretto iter di natura diagnostica? La risposta corretta è che gli esami hanno la loro utilità per capire quale sia la patologia, tuttavia serve anche un approccio definito diagnosi differenziale. Cosa vuol dire? La risposta corretta è che questa tipologia di problematica potrebbe avere sintomi molto similari a:

  • Potrebbero esserci sintomi simili a colite;
  • Potrebbero esserci sintomi simili alla diverticolosi;
  • Potrebbero esserci sintomi simili al tumore nella zona del colon.

Il primo esame da fare in tal senso è la tomografia computerizzata nella zona addominale. Per quale ragione si esegue un esame del genere? La risposta corretta è che serve a capire quale sia la reale estensione del danno, per riuscire in tal senso anche a comprendere se una porzione relativa all’organo interessato sia danneggiata al punto tale da risultare necessario un intervento di natura chirurgica.

Potrebbero esserci poi casi nei quali si potrebbe eseguire una colonscopia, si tratta di un esame che è in grado di fornire una panoramica dettagliata relativa allo stato della mucosa intestinale. Da questo punto di vista è bene sapere che si può eseguire questo esame sia per effettuare una diagnosi, sia per esaminare campioni a livello istologico.

Approcci terapeutici

Quali sono invece gli approcci di natura terapeutica? La risposta corretta è che per prima cosa si procederà con una terapia definita di supporto, nella quale si procederà a:

  • Per prima cosa a idratare in maniera adeguata il paziente;
  • Un altro tipo di approccio prevederà la somministrazione di liquidi tramite una grande vena o piccola, potrebbe essere centrale o periferica.

Oltre alla corretta idratazione del paziente, si procederà poi a sottoporre lo stesso a un digiuno. Questa pratica risulta essere necessaria per consentire una fase di “riposo” relativa ad un organo come quello dell’intestino crasso. Se si dovesse invece trattare di una casistica maggiormente grave nella quale il paziente ha i sintomi della colite ischemica, potrebbe rendersi necessario il ricorso ad un intervento di natura chirurgica. Se si tratta invece di casistiche con un livello di gravità inferiore, sottoponendo il paziente a digiuno e ad un’adeguata idratazione, la problematica dovrebbe andare incontro a una fase regressiva pari ad un arco temporale di circa 10-15 giorni.

Tenesmo rettale