Come agisce il cervello nel gioco

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Come agisce il cervello nel gioco? In maniera molto frequente e sbagliando, pensiamo che giocare sia equiparabile ad una perdita di tempo, in realtà questa visione delle cose è del tutto errata. Infatti il gioco è molto importante nello sviluppo di un organo come il cervello. Tuttavia riuscire ad approfondire quest’area è molto difficile, cercare di capire come funzionano le cose non è per nulla semplice, parlando di test che verranno eseguiti su animali. Trattandosi di laboratori, gli animali coinvolti non hanno certamente uno stato d’animo dei migliori, molto spesso risultano essere ansiosi e stressati, uno stato d’animo che non consente certo un buon coinvolgimento di natura emotiva in giochi.

Uno studio eseguito di recente ha tuttavia utilizzato un approccio del tutto differente, nel quale gli animali in questione ( si parla in tal senso di ratti), sono stati liberi di potersi divertire in un ambiente che risultava a loro familiare ed era percepito come piacevole. Motivo per il quale lo studio potrebbe essere riuscito a identificare quale sia l’area cerebrale che risulta essere coinvolta nel controllo del divertimento e delle risate.

Comportamento dei ratti

Chiaramente i ratti hanno un comportamento differente rispetto a quello umano, non ridono alla stregua degli uomini, il loro modo di far capire che si stanno divertendo è quello di emettere dei vocalizzi che risultano avere una frequenza piuttosto elevata, non udibile dall’orecchio umano.

Esiste un nesso tra i richiami di natura vocale e la risata, questi due elementi hanno un ruolo molto importante durante la fase di gioco, questo rafforza l’idea che ci possa essere una sorta di segnale organizzato nella zona cerebrale che ha il compito di regolare questa tipologia di comportamento.

Nel caso ad esempio di bambini, si innesca un meccanismo quando giocano insieme che è quello di controllare se anche l’altro bambino sta ridendo. Questo accade nel gioco della lotta, se il compagno di gioco si accorgono non sta più ridendo, loro interrompono il gioco.

Risata nei ratti

Proprio per cercare di capire meglio come viene regolato il gioco e quale parte del cervello è adibita a fare questo, gli scienziati si sono premuniti di ricreare per conto dei ratti, un ambiente idoneo, nel quale fossero in maniera particolare il più liberi possibili nella fase di movimento, oltre ad avegli dato una serie di giorni per consentirgli di ambientarsi al meglio. Una volta effettuata questa fase, hanno deciso di mettersi a giocare con loro, questo utilizzando le tecniche più classiche, quindi sfidandoli a prendere la loro mano, facendogli il solletico sulla zona dell’addome e sulla zona della schiena.

Si è potuto comprendere che questa modalità e questo approccio erano congeniali agli animali, perchè la loro risposta era l’emissione di una serie di vocalizzi divertiti, questo manifestava in maniera chiara il fatto che stessero apprezzando i giochi pensati per loro.

Area del cervello

Quando si entrava in modalità gioco, un’area specifica del cervello chiamata grigio periacqueduttale, risultava essere attiva in maniera particolare come risposta alle risate durante la fase del gioco. Se l’area in questione appena citata, al contrario subiva un’inibizione, ci si accorgeva che i ratti erano decisamente meno coinvolti nella fase di gioco ed avevano una ridotta propensione alla risata. Se al contrario gli animali venivano portati nella condizione di avere ansia, cessavano di ridere e le cellule inerenti a questa zona erano decisamente meno attive.

Dove si trova esattamente quest’area? La risposta corretta è che siamo nella zona del mesencefalo, si tratta di una struttura inerente al tronco encefalico che è adibita anche al controllo dei vocalizzi emessi dai ratti e al livello di risposta in termini di attacco e fuga.

Mesencefalo

Quando parliamo del mesencefalo a cosa ci stiamo riferendo? La risposta corretta è che si tratta di una porzione localizzata nella zona superiore del tronco encefalico. Si tratta di una porzione molto importante perchè si trovano molti gruppi di neuroni, quali sono in tal senso i nervi specifici che vengono ospitati in questa zona? Vediamoli insieme:

  1. Uno dei nervi presenti in questa zona è quello definito oculomotore;
  2. Un altro nervo presente è quello definito trocleare;
  3. Parlando del nervo oculomotore ha il compito specifico di innervare il muscolo elevatore relativo alla superiore;
  4. Si occupa dei muscoli che sono legati al movimento relativo al bulbo oculare;
  5. Si occupa di un muscolo definito sfintere pupillare;
  6. Si occupa del muscolo ciliare.

Funzioni mesencefalo

Parlando invece di quelle che sono le specifiche funzioni del mesencefalo è bene sapere che:

  • Il mesencefalo supporta nel meccanismo della visione;
  • Ha una funzione di controllo relativa alla dilatazione della pupilla;
  • Ha una funzione di controllo relativa al movimento definito oculare;
  • Ha un coinvolgimento diretto nella fase di percezione dei suoni.

Un soggetto potrebbe avere delle patologie collegate al Mesencefalo? La risposta è si, una delle malattie che possono interessare quest’area del cervello è il morbo di Parkinson. Si tratta di una patologia di natura neurodegenerativa che coinvolge il sistema nervoso centrale. Possiamo parlare di cause specifiche? C’è una morte che risulta avere un livello di progressione legata ai neuroni che hanno a loro volta il compito di produrre la dopamina.

Sintomatologia

Quali sono i sintomi specifici ai quali va incontro una persona che soffre del morbo di Parkinson? Vediamoli insieme:

  • Uno dei sintomi che il paziente manifesta è il tremore;
  • Un altro sintomo che tende a manifestare è un movimento che risulta essere rallentato;
  • Potrebbe avere una forma di rigidità a livello muscolare;
  • Potrebbe avere problematiche legate all’equilibrio;
  • Potrebbe avere problematiche legate al linguaggio;
  • Potrebbe avere problematiche legate alla scrittura;
  • In alcuni casi i pazienti possono soffrire di disturbi a livello neuropsichiatrico quali l’ansia, l’apatia, una forma di depressione, un disturbo di natura ossessivo-compulsivo.

Attualmente si curano i sintomi di questa malattia, avvalendosi di un farmaco chiamato levodopa, in alcuni casi si ricorre a rimedi di natura chirurgica.

Considerazioni finali

Un’altra considerazione che è stata fatta durante l’esperimento è il fatto che il gioco della lotta aiuta a spiegare come agisce il cervello nel gioco. Si tratta in tal senso di un’abitudine che è del tutto istintuale, risulta essere utile nel processo di crescita.

Cervello atrofizzato