Amnesia infantile : di cosa parliamo

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Quando parliamo di amnesia infantile a cosa ci stiamo riferendo esattamente? La risposta corretta è che ci stiamo riferendo ad un elemento da questo punto di vista affascinante e misterioso allo stesso tempo, in pratica la memoria umana sembra proprio non riesca a recuperare quelli che sono i ricordi della prima infanzia. Sembra proprio da questo punto di vista che nessuna persona sia in grado effettivamente di riuscire a richiamare quelli che sono i ricordi legati alle prime esperienze che riguardano gli anni di vita più lontani da noi, quando eravamo molto piccoli. Questa forma di amnesia molto atipica e particolare, ad oggi è a tutti gli effetti un autentico mistero del quale la scienza non è ancora riuscita a trovare una spiegazione. Proprio per questo motivo ci sono numerosi studi che stanno indagando in tal senso e cercando di se i ricordi dell’infanzia di un soggetto siano ancora effettivamente presenti e in quale modo sia possibile riuscire a riportarli a galla.

Definiamo la problematica

Questa forma di amnesia è legata ai primi anni della nostra vita e si manifesta nella sostanziale incapacità di riuscire a ricordare quegli eventi così lontani da noi ma che di fatto fanno parte della nostra vita. Gli attuali studi che si stanno occupando di approfondire questa dinamica molto particolare, affermano che i primi ricordi che sono effettivamente accessibili, riguardano esperienze come tali più recenti che sono legate ad un periodo che è successivo ai tre anni di età.

I ricordi legati ad un periodo così lontano da un punto di vista temporale, hanno la caratteristica di essere da questo punto di vista rari, oltre al fatto che potrebbero essere dei ricordi del tutto fasulli creati dal nostro cervello. Il ricordo potrebbe essere legato all’importanza di un evento rispetto ad un altro? La risposta è no, infatti anche se coincidesse ad esempio con la nascita di un fratello o di una sorella, prima dei tre anni, non verrebbe comunque memorizzato.

Parliamo di cause

Quali potrebbero essere le cause legate a questa specifica mancanza? Da questo punto di vista in maniera frequente, si attribuisce questa problematica ad una marcata differenza nella modalità di elaborazione dei ricordi da parte dei bambini rispetto agli adulti. Nella mente degli adulti il meccanismo di elaborazione utilizza delle categorie e degli schemi, nella mente dei bambini invece tende a innescarsi un meccanismo in base al quale si registrano le esperienze in forma maggiormente diretta.

Ad oggi la scienza non è ancora arrivata ad avere una risposta che sia da questo punto di vista univoca, quello che si è arrivati a stabilire è il fatto che entrano in gioco due fattori, vediamo quali sono:

  1. Uno è legato alla maturazione dell’ippocampo.
  2. Un altro è legato al progresso relativo allo sviluppo del linguaggio.

Ippocampo

Quando parliamo di ippocampo, ci stiamo riferendo ad una struttura del cervello che come tale è molto importante nel processo di maturazione dei ricordi. La sua maturazione è legata ai primi tre anni di vita, durante i quali c’è una maturazione e uno sviluppo. Nel processo di maturazione, c’è un miglioramento nella capacità di elaborare oltre che riuscire a immagazzinare informazioni che consentono di avere ricordi con un livello di dettaglio migliore oltre ad essere più chiari.

Gli studi che hanno approfondito la dinamica di funzionamento dell’ippocampo ci dicono che risulta essere molto attivo durante la fase del sonno profondo. Si tratta di un momento nel quale c’è un processo di elaborazione e di rafforzamento delle informazioni che sono state acquisite in tal senso durante la fase della veglia. Da questo punto di vista è bene sapere che la funzione del sonno non è soltanto quella di dare il giusto riposo al nostro corpo e alla nostra mente, svolge anche un ruolo molto importante nel processo di consolidamento legato alla memoria.

Sviluppo del linguaggio

Parlando invece di sviluppo del linguaggio è bene sapere che in un bambino, in modo particolare se si trova nei primi anni di vita, ha un ruolo molto importante per conservare i ricordi. Acquisendo il linguaggio i bambini hanno la possibilità di elaborare nuovi strumenti che come tali li aiuteranno a fare una codifica migliore delle loro esperienze.

Da pensiamo all’ippocampo insieme al linguaggio è bene sapere che il primo ha un ruolo essenziale nella capacità di immagazzinare nuove informazioni e nel riuscire a processarle. Mentre il ruolo del linguaggio è quello di avere uno strumento efficace per riuscire a organizzarle in maniera ottimale e dare in tal senso un significato.

Ricordi dell’infanzia

Quindi possiamo riuscire a recuperare i nostri ricordi del periodo dell’infanzia? La risposta corretta è che possiamo dire che c’è una ricerca molto attiva nell’ambito delle neuroscienze riguardandi la prima infanzia. Uno studio piuttosto recente condotto da un gruppo di ricercatori legati ad un college di Dublino ( il Trinity College) ha messo in evidenza come i ricordi legati al periodo della prima infanzia, pur essendo in apparenza dimenticati, sono invece immagazzinati nel cervello si potrebbero recuperare.

Lo studio in questione è stato condotto sui topi e ha rivelato parlando di ricordi precoci che c’è la possibilità di ripristinarli con l’attivazione le cellule della memoria avvalendosi dell’optogenetica. Si tratta di una tecnologia che utilizza una combinazione di tecniche di natura genetica e ottica in grado di controllare l’attività legata ai neuroni.

La metodologia in questione che ad oggi è stata utilizzata solo sugli animali, dà la possibilità ai ricercatori di attivare o riuscire a disattivare con un livello di precisione piuttosto elevato, cellule di natura neuronale avvalendosi di impulsi legati alla luce.

Quello che sono stati in grado di fare i ricercatori è stato di accendere oltre a spegnere dei ricordi specifici nei topi, stimolando specifici neuroni attraverso fasci di luce.  Questa tipologia di studi consentono di aumentare il livello di conoscenza che abbiamo sul funzionamento legato alla memoria.

Pensando ad esempio a degli studi futuri, sarà sicuramente possibile non solo sul recupero di ricordi legati alla primissima infanzia, si potrebbero anche recuperare quelli perduti a causa di patologie di natura neurodegenerativa o in seguito a traumi. Pur non avendo la capacità di avere memoria di questi ricordi, le esperienze avute nei primi anni di vita in questo periodo, giocano un ruolo molto importante nella costruzione e formazione della futura personalità dell’individuo.

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