Neuroni e Alzheimer

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Quando parliamo di neuroni e Alzheimer, dobbiamo riflettere a quale sia la correlazione, per prima cosa è importante evidenziare come un team di respiro internazionale di ricercatori, hanno studiato a fondo e compreso quale sia il meccanismo in base al quale i neuroni presenti nel cervello di un paziente tendono a morire. Si tratta di una dinamica sulla quale era presente un’analisi già da tempo, l’essere riusciti a capirlo in maniera approfondita, potrebbe dare la possibilità di avere delle terapie del tutto nuove legate a questa malattia. La notizia è stata pubblicata sulla rivista Science.

Approfondiamo la dinamica

I ricercatori presenti nel Regno Unito oltre che in Belgio, sono riusciti ad raggiungere dei chiarimenti relativi all’accumulo di proteina definita beta amiloide presente nel cervello che innesca una dinamica molto pericolosa. In pratica conduce i neuroni ad una sorta di “suicidio” a livello cellulare del tutto programmato, oltre a spiegare come il tutto avviene.

La morte di questi neuroni di fatto è il problema che induce nei pazienti che sono affetti da Alzheimer, un decadimento di natura cognitiva, oltre a sintomi che risultano essere maggiormente riconoscibili quali ad esempio la perdita della memoria. Da molto tempo si conosce una dinamica in base alla quale nel cervello dei pazienti ammalati di morbo di Alzheimer, tendono a prodursi degli accumuli di natura patologica, nello specifico due, vediamo quali sono:

  • Il primo accumulo è quello della proteina definita beta amiloide.
  • Un altro acculumo è quello legato alla proteina definita Tau.

Fino a questo momento tuttavia, non c’era stata la possibilità di ricostruire con una certa chiarezza come avvenissero questi passaggi legati alla malattia. Alla luce di questo nuovo lavoro, risulta esserci uno step migliorativo che consente di farci comprendere in quale modalità queste tappe siano effettivamente collegate.

Parliamo della proteina beta amiloide

Nella fase iniziale la proteina beta amiloide, viene prodotta in delle quantità che risultano essere eccessive, oltre ad addensarsi in spazi che sono presenti tra un neurone e l’altro. Questo cosa produce? La risposta corretta è che si produce un processo di natura infiammatoria che risulta essere non gradito per nulla alle cellule, alla luce del fatto che si produce uno stato di alterazione legato alla chimica interna delle cellule medesime.

Cosa accade esattamente? La risposta corretta è che nei neuroni si producono dei grovigli definiti di proteina tau oltre ad iniziare la produzione di una molecola molto specifica che ha il nome di Meg3. Questa dinamica produce una conseguenza molto specifica, quella di incoraggiare la morte infiammatoria legata alle cellule.

Morbo di Alzheimer

Quando parliamo di morbo di Alzheimer a cosa ci stiamo riferendo? La risposta corretta è che si tratta di una patologia di natura neurodegenerativa che risulta essere a decorso cronico e progressivo. Si tratta di una delle cause maggiormente comuni legate alle popolazione anziana nei paesi a maggior sviluppo. Secondo stime ufficiali, si pensa che circa il cinque per cento della popolazione che risulta avere un’età superiore ai 65 anni, oltre a circa il venti per cento di persone che hanno oltre 85 anni d’età.

Approfondiamo la problematica

La patologia prende il nome da un neurologo di origine tedesca che si chiama Alzheimer e si caratterizza per un processo di natura degenerativa che risulta essere progressiva, la quale tende a distruggere le cellule cerebrali. Questo a sua volta causa un deterioramento del tutto irreversibile delle funzioni di natura cognitive, vediamo quali sono:

  • Si parla in tal senso di memoria.
  • Si parla in tal senso di ragionamento.
  • Si parla in tal senso di linguaggio.

Parliamo di cause

Quali possono essere le cause di questa patologia? La risposta corretta è che potrebbe essere associata ad un’alterazione del metabolismo di una proteina, definita precursore della beta amiloide. Ad oggi, la medicina moderna non è ancora riuscita a individuare delle ragioni specifiche. In termini statistici, possiamo dire che in una percentuale minore pari al cinque per cento, l’Alzheimer è causato dalla presenza di un gene che risulta essere alterato nella sua struttura.

Parliamo di sintomi

Quali sono i sintomi di questa malattia? In tal senso è bene dire che potrebbero cambiare da un soggetto ad un altro, in ogni caso uno dei sintomi maggiormente precoci ai quali è necessario prestare una certa attenzione è generalmente il fatto che il paziente tende a perdere la memoria.

All’inizio avviene in forma leggera, successivamente la problematica tende a diventare maggiormente marcata, al punto tale da associarsi a ulteriori disturbi quali:

  •    Per prima cosa si potrebbe avere una difficoltà nell’eseguire delle normali attività.
  • Un’altra problematica è legata a disturbi legati al linguaggio e un impoverimento del medesimo.
  • Si potrebbe avere una sorta di disorientamento a livello spaziale.
  • Si potrebbe avere una sorta di disorientamento a livello temporale.
  • Si potrebbe andare incontro ad una forma di natura depressiva.
  • Si potrebbe andare incontro a problematiche legate al sonno.
  • Si potrebbe andare incontro a problematiche di natura comportamentale in forma più avanzata.

Approccio diagnostico

Per arrivare ad una diagnosi legata all’Alzheimer, si rende necessario sottoporre il paziente a esami cerebrali specifici quali:

  1. Per prima cosa si potrà sottoporre ad una risonanza magnetica con una definizione elevata.
  2. Un secondo esame potrebbe essere la tomografia ad emissione di positroni tramite fluoro deossiglucosio.
  3. Un altro esame potrebbe essere la tomografia a emissione di positroni con relativi traccianti per amiloide.
  4. Il paziente potrà essere sottoposto ad una puntura lombare per misurare quella che risulta essere la presenza di liquido cerebrospinale.

 Approcci di natura terapeutica

Quali sono gli approcci di natura terapeutica? La risposta corretta è che gli approcci di natura farmacologica che sono attualmente disponibili prevedono quelli che vengono definiti inibitori dell’acetilcolinesterasi. Questi consentono di migliorare i sintomi legati alla patologia e di rallentare in maniera temporanea la sua progressione.

Utilizzando altre tipologie di farmaci, si possono controllare quelli che risultano essere sintomi maggiormente invalidanti quali:

  1. Si parla di depressione.
  2. Si parla di disturbi del sonno.
  3. Si parla di disturbi di natura comportamentale quali i deliri, le allucinazioni, l’agitazione.

Considerazioni finali

Gli scienziati parlando di neuroni e Alzheimer, hanno eseguito degli studi che consentono di analizzare cellule cerebrali che sono state trasferite nel cervello di topi che sono stati modificati da un punto di vista genetico, questo per consentire il rilascio di quantità elevate di proteina definita amiloide.

fonte: https://www.focus.it/scienza/salute/alzheimer-come-muoiono-i-neuroni

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