Rabbia e insoddisfazione : quale legame

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La rabbia e l’insoddisfazione, potremmo affermare siano collegati, il loro legame è direttamente proporzionale a quello che viene definito gap tra quello che percepiamo essere la nostra attuale condizione e i desideri, le aspettative che nel corso del tempo ci siamo creati relativamente a dove dovremmo essere arrivati nella nostra vita professionale e affettiva. Nel corso degli ultimi anni, le persone stanno anche vivendo con altre problematiche, queste hanno sicuramente mutato e variato il punto di vista.

La globalizzazione e l’informazione, hanno scoperchiato quello che potremmo definire il classico :” Vaso di Pandora”, nella società odierna, ci sono sempre state persone che rispetto ad altre, non sono riuscite a raggiungere il successo economico che volevano, oppure il successo personale, tuttavia oggi sappiamo che oltre a queste persone, ce ne sono anche tante che questo successo sono riuscito a raggiungerlo.

Questi sentimenti crescenti da cosa sono prodotti? In realtà la risposta è complessa e articolata, bisogna per prima cosa partire dal presupposto che l’attuale povertà, pur meno grave del passato, non è il vero motivo per il quale sentimenti come la rabbia o l’insoddisfazione, dominano spesso nell’animo di tante persone.

Il problema vero è legato a quella che viene definita aspettativa di benessere. Rispetto a tempi passati, le esigenze, la voglia e le aspettative legate allo stare bene da un punto di vista economico sono decisamente cresciute. Servono più cose per potersi dire soddisfatti, si è creata la necessità di arrivare ad una serie di traguardi di natura sociale che vengono identificati come condizione di benessere, in funzione di questi sono cresciuti questi sentimenti.

Parliamo del termine desiderio

Ora è importante sottolineare come il desiderio, sia in realtà un fattore positivo nella vita delle persone, tuttavia è importante come viene coltivato. Se viene utilizzato nell’ambito della motivazione personale della persona, ha sicuramente un impatto positivo nella vita, se invece si riferisce a quello che manca, al non realizzato, può anche essere fonte di frustrazione.

Da questo punto di vista è bene riuscire ad incanalarlo in un progetto di vita che sia realizzabile, al di là delle difficoltà di natura ambientale o personale. Per quanto riguarda l’animo umano, avere una sorta di insoddisfazione dentro non è necessariamente detto sia negativo, infatti far progredire il singolo e l’umanità stessa, sono fattori positivi e derivano tutti da un’insoddisfazione presente.

Sofferenza di natura emotiva

Per una persona specializzata nell’ambito della sofferenza emotiva diventa molto importante domandarsi, per poter supportare meglio il paziente come conciliare una condizione di serenità senza che questa sfoci in un atteggiamento passivo e rassegnato, con un’altra condizione che potrebbe essere quella in cui una persona si muove, risulta essere molto attiva perchè vuole raggiungere degli obiettivi specifici ma coltiva dentro al proprio interiore dei sentimenti di insoddisfazione e di rabbia.

Quindi come va gestita l’insoddisfazione in un individuo? La risposta corretta è che per fare in maniera tale che sia gestibile al meglio da parte del terapista, dev’essere legata ad alcuni aspetti della vita delle persone e del paziente che si sta curando. In tal modo, operando su alcuni aspetti della vita delle persone, siano essi il più concreti possibili, allora sarà possibile aiutare il paziente a portare quel miglioramento.

Una volta determinato quale sia il problema vero, quale sia lo stato di insoddisfazione che causa un disagio nel paziente, si potrà lavorare per aiutarlo, purchè si tratti di una condizione che come tale sia perseguibile nel tempo e ben definita. Quali sono invece i rischi ai quali deve stare attento il terapeuta? Come affermato in precedenza, non va assolutamente bene se il paziente accetta in maniera del tutto passiva e senza reagire la condizione attuale di disagio che sta vivendo, dall’altra non è neanche positivo che si crei un’insoddisfazione rabbiosa che assume le caratteristiche di diventare cronica e bloccare qualsiasi azione positiva del paziente.

Provare a cambiare il mondo o essere felici?

Non dobbiamo infatti dimenticare che va fatta una scelta giusta e perseguibile, non certo quella di cambiare il mondo ma di cercare di essere il più possibili felici e appagati nella dimensione quotidiana. Nell’attività di un terapista è molto difficile riuscire a gestire la lamentela del paziente, si tratta di una problematica che come tale non è semplice da affrontare.

Lamentarsi con gli altri

Per quale motivo quindi tendiamo se abbiamo una problematica che non ci rende soddisfatti a lamentarci con altre persone? L’ipotesi da questo punto di vista verte sul fatto che la lamentela, potrebbe essere una sorta di richiesta di aiuto a livello individuale oltre forse a rappresentare una sorta di richiesta di solidarietà.

In pratica il paziente che si lamenta con una determinata persona, lo fa con l’intento di riuscire a trasformare quella lamentela indivivuale in una sorta di rivendicazione che tuttavia assume la caratteristica di essere collettiva ( non è più la persona e farlo in forma singola ma si trasforma in un qualcosa di più grande che coinvolge vari individui).

Se parliamo con una persona che tende a lamentarsi e siamo magari i genitori, lo psicoterapeuta, magari siamo legati ad una delle professioni che si occupano di questa problematica, si potrebbe innescare un meccanismo che risulta essere in tal senso pesante, dove il ruolo del professionista, potrebbe avere una sorta di invalidazione piuttosto marcata.

Per quale motivo si può produrre una situazione del genere? Perchè in parte chi si lamenta è come se fosse una sorta di colpa implicita rivolta al professionista che si sta occupando del caso. Il paziente è come se dicesse al professionista che il suo aiuto non è così utile, visto e considerato che il problema non ha avuto una soluzione e il livello di sofferenza emotiva del paziente è rimasto pressochè identico.

Questo tipo di percezione del paziente, di vissuto che viene sentito da chi è in cura presso un professionista è un fattore molto importante, infatti si tratta di una delle problematiche maggiormente presenti e che possono causare nel professionista il burnout.

Considerazioni finali

Se una persona quindi sta vivendo un momento complesso della propria vita, se prova un senso di rabbia che non riesce a identificare in una problematica precisa, se prova anche un senso di insoddisfazione è bene che si rivolga ad un professionista che saprà supportarlo per indagare a fondo quali siano le cause che lo hanno portato verso questo tipo di infelicità.

Tenendo sempre presente che ci dev’essere una proporzione tra quello che desideriamo realizzare nella vita per sentirci maggiormente appagati e l’obiettivo al quale vogliamo arrivare. Porsi obiettivi al contrario decisamente sproporzionati, può solo far aumentare quel senso di rabbia e insoddisfazione che l’individuo tende a percepire.

Perchè non sopportiamo le critiche