Tumore al retto

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Probabilmente non tutti conoscono una patologia come il tumore al retto, per prima cosa è bene dire che si sviluppa e si origina da polipi che sono visibili tramite un esame chiamato colonscopia. Si tratta di una patologia tumorale maggiormente diffusa negli uomini o nelle donne? Questa patologia, dove si origina esattamente? Esistono ad oggi delle terapie efficaci che sono in grado di ridurre la massa tumorale o eradicarla completamente? Ci sono anche approcci di natura nuova rispetto al passato? Si tratta di una patologia tumorale, maggiormente diffusa nelle donne o negli uomini? Il tasso di mortalità legato a questo specifico tumore è alto, o nel corso degli anni, un’efficace approccio di natura preventiva è riuscito a ridurre il livello di mortalità riportandolo a livelli maggiormente accettabili?

Nel parlare di questa neoplasia, è bene per prima cosa capire dove si origina esattamente. Il tumore si sviluppa nella zona del colon e nella zona rettale, ed è causato da una fase espansiva fuori controllo di cellule situate nella zona della mucosa, che rappresenta il rivestimento interno della parete intestinale.

In termini numerici, quanto è diffusa questa patologia? La prima cosa che va detta è che si tratta di una patologia tumorale che rappresenta ad oggi, la terza forma tumorale che viene diagnosticata ogni anno agli uomini, mentre nelle donne è la seconda patologia tumorale. La curva legata al tasso di mortalità, è per fortuna in fase di discesa, e questo dato incoraggiante è riferito al periodo relativo agli anni 90. Tuttavia si tratta di una forma tumorale che causa un elevato numero di decessi, infatti comprendendo sia uomini che donne, è al secondo posto.

La causa di questa specifica patologia è legata a polipi di origine benigna. L’unico modo per identificarli è tramite una colonscopia. Queste escrescenze di consistenza spugnosa, possono avere una forma evolutiva di natura maligna. Tuttavia è anche bene dire che questa possibilità, si sviluppa nell’arco di un periodo temporale compreso tra i 10 e i 15 anni.

Una delle caratteristiche che contraddistingue queste formazioni di natura benigna, è che hanno spesso un decorso di natura asintomatica ( quindi sono acquiescenti, latenti, non hanno alcun tipo di manifestazione).

Rischi legati alla patologia

Ci sono dei fattori specifici di rischio che incidono in quello che è l’iter e lo sviluppo della patologia? Si, andiamo a vedere quali:

  1. Un dei fattori principali nello sviluppo della patologia da tenere in considerazione è legato all’età. Si parla di persone che generalmente hanno superato i 50 anni
  2. Se esiste nell’ambito familiare una predisposizione legata a parentri stretti che hanno avuto questa patologia, i rischi per il soggetto aumentano
  3. Bisogna anche tenere conto di quella che è la storia del singolo paziente. Se il soggetto è affetto da altre patologie specifiche quali ad esempio una colite ulcerosa, i rischi aumentano notevolmente
  4. Uno stile di vita non idoneo, che porta il soggetto verso un peso che non è quello ideale per la sua età e il non praticare dell’esercizio fisico, sono dei fattori di rischio da tenere in considerazione
  5. Uno stile alimentare non idoneo, basato sul consumo di una quantità eccessiva di carni rosse, di grassi di origine animale, è un altro potenziale fattore di rischio. Meglio sarebbe se il soggetto cambiasse l’alimentazione, basandosi su un abbondante consumo di frutta e verdura fresca 
  6. Abitudini sbagliate che il soggetto ha acquisito nel corso del tempo e che reitera, sono altri fattori di rischio, ci stiamo riferendo al fumo della sigaretta e al consumo di alcool

Fattori di prevenzione

Gli approcci di natura preventiva che si possono mettere in campo, si basano essenzialmente sulla correzione di alcune abitudini errate quali ad esempio una corretta alimentazione, la completa assenza di attività di natura sportiva, il fumo e il consumo di alcolici. Purtroppo, si tratta di una patologia tumorale che presenta una caratteristica specifica: quella di rimanere aquiescente per un lungo periodo. In pratica non dà sintomi e quindi poter effettuare una corretta diagnosi diventa molto difficile. 

I fattori dove si può ulteriormente intervenire, riguardano la corretta asportazione di quei polipi di natura benigna che si possono rilevare e che possono a loro volta evolvere in forme maligne. Quello che si può fare sulla popolazione presente, è basarsi su validi programmi di prevenzione che prevedano un’esame specifico. Dopo aver superato i 50 anni di età, è bene fare la ricerca del sangue occulto nelle feci.

Qualora la ricerca di sangue occulto nelle feci desse un esito positivo, è bene procedere con una colonscopia di natura preventiva ed esplorativa, per determinare quale sia l’origine di questa perdita ematica. 

Processo di diagnosi

In quale modo è possibile diagnosticare correttamente un tumore al retto? Si deve sottoporre il soggetto a un esame diagnostico quale l’endoscopia. In seguito al prelievo di campioni che verranno analizzati, si potrà confermare oppure no, la presenza di una patologia tumorale.

In quali casi, consultandosi correttamente con il proprio medico di fiducia, è bene procedere ad un’esame come la colonscopia? Vediamo quando è il caso di procedere in tal senso:

 

 

  1. Se il soggetto in fase di defecazione, si dovesse accorgere di avere una perdita ematica, deve valutare questo esame
  2. Una fastidiosa diarrea che si prolunga nel corso del tempo, senza alcun motivo è un segnale da non sottovalutare
  3. Se il soggetto lamenta dei dolori nella zona addominale
  4. Eventuali variazioni che intervengono nel tempo alla forma del materiale fecale

Parliamo di colonscopia

Questo esame, consente di diagnosticare in maniera corretta, la possibile presenza di un tumore nella zona del retto e del colon. In cosa consiste esattamente? Tramite un tubicino sottile, dotato di una telecamare, si procede a una analisi e ispezione del colon e dell’intestino. Se il medico dovesse rilevare la presenza di polipi, procederà durante l’esame a rimuoverli. La preparazione per la colonscopia, prevede che il soggetto si sottoponga a un regime alimentare molto leggero, a base di liquidi, dei lassativi che dovranno essere assunti con una quantità di acqua pari a quattro litri.

Colonscopia alternativa

Negli ultimi anni, grazie a un deciso sviluppo delle tecnologie, si è potuto sviluppare un’esame che prevede una colonscopia nella quale si utilizzano immagini che vengono acquisite tramite la tac. Chiaramente, rispetto a quella tradizionale è un esame molto meno invasivo, la procedura prevede semplicemente di introdurre nel paziente aria. La fase di preparazione è rispetto al quella tradizionale, molto più leggera.

I vantaggi sono innegabili, consentono magari a pazienti impossibilitati a fare quella tradizionale, di sottoporsi comunque a un’esame di tipo diagnostico, un altro vantaggio è quello legato all’analisi del tumore, che consente subito di individuare eventuali metastasi. 

Fasi successive alla diagnosi

Una volta effettuata la diagnosi della forma tumorale, è necessario sottoporsi a ulteriori accertamenti che devono servire a stabilire se il tumore è in fase metastatizzata. Quali sono gli esami a cui viene sopposto il paziente? Vediamoli insieme:

  1. Si può far fare al paziente una risonanza magnetica che consente di stabilire quanto è grande il tumore e il livello di diffusione
  2. Si può anche utilizzare una prassi differente che prevede l’ecoendoscopia un esame che tramite una sonda ad ultrasuoni. Questi, riescono ad arrivare un profondità, consentendo di capire quanto è diffuso il tumore

Cure legate al tumore

Se la diagnosi conferma questo specifico tumore, l’approccio chirugico è quello più utilizzato, ovviamente la tipologia di intervento, tenderà a variare in funzione dello stadio del tumore. Se si tratta di una patologia che si trova in uno stadio iniziale, si può anche ricorrere a una tecnica che prevede l’asportazione della massa tumorale per via transnasale. Gli strumenti chirugici e l’endoscopio, vengono introdotti nel corpo attraverso la cavità nasale.

Se lo stadio di diffusione della massa tumorale è più avanzato, si procede a un intervento chirugico dove si asporta la parte di colon interessata alla forma tumorale, successivamente la parte asportata verrà analizzata per stabilire che procedure post operatorie è bene adottare per il paziente.

C’è una fase successiva dell’intervento che consisterà nel ripristinare correttamente la funzionalità dell’intestino ricongiungendo i due tratti non collegati. In alcuni casi, è necessario creare un’apertura nell’addome che consentirà la fuoriuscita del materiale fecale. Generalmente si tratta di una procedura temporanea, in casi rari nei quali i due tratti intestinali separati, non si possano ricongiungere, si procede a fissare uno dei due monconi alla cute e in quel punto si applicherà un sacchettino per le le feci.

Chemioterapia e immunoterapia

Esistono ovviamente altri tipologie di trattamenti, quali la chemioterapia o l’immunoterapia, utilizzando una combinazione di farmaci differenti. La chemioterapia può anche essere utilizzata in una fase successiva all’intervento, definita post operatoria, per cercare di ridurre quelli che sono i potenziali rischi che il tumore si possa ripresentare.

Chemioterapia e immunoterapia con farmaci specifici di natura biologica, vengono utilizzati in tumori che presentano uno stadio piuttosto avanzato. 

Radioterapia

La radioterapia correlata alla chemioterapia, viene utilizzata nel caso di tumori in stadio avanzato. Lo scopo è quello di riuscire a ridurre le dimensioni del tumore, in modo tale che si possa poi procedere all’intervento chirurgico.