Adenoma ipofisario

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Se non avete mai sentito parlare dell’adenoma ipofisario, sappiate che si tratta di una neoplasia tumorale che colpisce l’ipofisi. Si tratta di una ghiandola che si trova nella zona del cranio, nella parte bassa. Quali sono gli approcci terapeutici che si possono mettere in campo per cercare di curare e debellare questa forma tumorale specifica? Ci sono più uomini o più donne che si possono ammalare di questa specifica patologia? Quali sono ad oggi le informazioni che abbiamo su questo tumore, che consentono magari di proporre alle persone in forma preventiva, delle regole o delle linee guida utili, che possono ridurre il rischio di sviluppare questa neoplasia specifica?

Prima di parlare di questo tumore, approfondendo dinamiche e cause, è bene fare un piccolo approfondimento sul funzionamento dell’ipofisi, a cosa serve, dove si trova. Per prima cosa non è corretto parlare di un organo ma è più giusto riferirci a una ghiandola. Non è molto grande ma non per questo non ha un ruolo importante.

Infatti è bene ricordare come prima cosa che è in stretta correlazione con una zona del cervello che è l’ipotalamo. In questo modo consente un rapporto corretto ed equilibrato tra l’attività celebrale e la produzione di ormoni che avviene attraverso il sistema endocrino.

Approfondendo un attimo quale sia la correlazione tra l’ipofisi e l’ipotalamo, è bene specificare che la ghiandola è coordinata da una serie di ormoni che sono a loro volta prodotti dall’ipotalamo. La tiroide dal canto suo è anch’essa adibita alla produzione di una serie di specifici ormoni che a loro volta incidono direttamente sull’attività di una serie di ghinadole che andiamo a vedere:

  1. L’iposifi influenza il corretto funzionamento della tiroide
  2. L’ipofisi può influenzare il funzionamento delle ghiandole surrenali
  3. L’ipofisi è anche coinvolta nel funzionamento delle ovaie e dei testicoli

Le cellule che formano la ghiandola ipofisaria ad un certo punto, iniziano a mutare la loro struttura diventano cellule di natura tumorale. Non si tratta di una forma tumorale per fortuna con un elevato grado di aggressività, tuttavia questo non esclude che possa contribuire a creare dei problemi all’organismo della persona.

Uno degli effetti più eclatanti è quello di disturbare il corretto funzionamento nella produzione e regolamentazione del sistema ormonale. 

Percentuale di diffusione

Quanto è diffuso in termini numerici l’adenoma ipofisario? Non si tratta di una patologia tumorale molto diffusa, si parla infatti di un totale di circa 100 casi confronando un campione di popolazione di 100.000 abitanti. In tal senso è presente una ricca ricerca scientifica che ha evidenziato come a circa il 10 per cento di pazienti che si sottopongono a radiografie al cervello, possa venire riscontrata una forma neoplasia tumorale del genere, in ogni caso di dimensioni molto piccole. 

Se dobbiamo invece parlare di statistiche che riguardano questo tumore nel mondo, è bene dire che su un totale di un milione di persone, vengono riscontrati circa 200 casi di questo tumore.

 

Possibili fattori di rischio

Ci sono dei possibili fattori di rischio direttamente responsabili nello sviluppo di questa patologia tumorale? Non è semplice in tal senso identificarne con certezza. Possiamo dire che si tratta di una patologia che in casi rari è collegabile a un iter familiare. Altrettanto rari sono i casi di tumori che sono correlati a patologie di origine genetica.

Forme tumorali specifiche

Esiste una classificazione di queste patologie tumorali? Si, andiamo a vederle insieme:

  1. Potremmo trovarci in presenza di una forma di microadenoma ( tumore di piccole dimensioni)
  2. Potremmo trovarci in presenza di una forma tumorale chiamata macroadenoma
  3. Potremmo trovarci in presenza di un carcinoma, forma più rara

Sintomatologia

Esiste una sintomatologia specifica in base alla quale è possibile identificare questo tumore? In realtà in molti casi, si tratta di sintomi che hanno a che fare con un tumore di determinate dimensioni che occupa spazio nel cranio e di conseguenza dà dei sintomi. In ogni caso, prendendo come riferimento un macroadenoma, un tumore quindi di dimensioni più grandi potremmo avere:

 

 

  1. Il soggetto potrebbe lamentare il mal di testa
  2. Problemi alla vista
  3. Se il tumore è molto grande potrebbe provocare sintomi come il vomito
  4. Il soggetto potrebbe soffrire sonnolenza
  5. Potrebbe soffrire di diabete insipido, una patologia legata alla carenza di uno specifico ormone che è la vasopressina. Si tratta di una patologia nella quale il soggetto perde una grandissima quantità di liquidi tramite un’abbondante minzione, al punto tale da costringerlo a reintegrare i liquidi perduti con l’assunzione di tanta acqua. La cura consiste nella somministrazione dell’ormone mancante in forma artificiale

Tuttavia questa forma tumorale può anche produrre danni all’ipofisi, compromettendo l’equilibrio ormonale e dando così origine a sintomi specifici quali:

  1. Il soggetto potrebbe soffrire di cefalee
  2. Il soggetto potrebbe avere delle nausee
  3. Potrebbe soffrire di una sindrome depressiva
  4. Potrebbe soffrire di un calo di peso o di un aumento
  5. Nella donna potrebbe comportare un ciclo irregolare
  6. Nell’uomo potrebbe dare problemi legati al calo della libido

Approcci preventivi

Purtroppo trattandosi di una forma di tumore piuttosto rara, non esistono ad oggi dei validi approcci preventivi in grado di ridurre il rischio di poter in futuro sviluppare una patologia tumorale del genere.

Fase di diagnosi

Trattandosi di un tumore raro, il processo diagnostico può risultare complesso e richiede varie fasi. Per prima cosa il paziente si dovrà rivolgere a uno specialista in grado di fare una visita approfondita, ponendo al paziente una serie di domande che riguarderanno la storia familiare, se ci sono già stati casi del genere.

Se la visita dovesse far sospettare al medico di trovarsi davanti a una forma tumorale del genere, sarà necessario fare degli approfondimenti con un esame del sangue e delle urine. Questo consentirà di capire quali siano i livelli degli ormoni. Tuttavia la diagnosi potrà essere certa solo dopo aver sottoposto il paziente a una serie di esami di approfondimento. Vediamo quali:

  1. Il medico potrà prescrivere al paziente una tomografia computerizzata
  2. Il medico potrà decidere di sottoporre il paziente a una risonanza magnetica

Approfondimenti

Nella maggior parte dei casi, per fortuna si tratta di forme tumorali che hanno un decorso di tipo benigno. Tuttavia in alcuni casi ci si può trovare in presenza di una forma maligna come ad esempio il carcinoma ipofisario. Si tratta di una forma tumorale piuttosto aggressiva e che si espande in maniera rapida. 

Forma tumorale e cura

Quali sono gli approcci che si possono utilizzare per la cura di questo tumore? Si può intervenire in maniera chirugica o con la radioterapia. Trattandosi però di forme tumorali rare, è bebe che il paziente di rivolga a strutture specializzate che saranno in grado di decidere l’approccio migliore. In ogni caso sarà necessario avere una serie di informazioni aggiuntive che vanno dal tipo di tumore, da quanto è grande e quale ormone produce.

L’approccio chirurgico in molti casi può essere la soluzione più valida, con la complesta eradicazione dell’adenoma ipofisario, riuscendo a mantenere la funzionalità dell’ipofisi. Se avviene l’asportazione dell’ipofisi, successivamente all’intervento sarà necessario somministrare al paziente ormoni prodotti in laboratorio per compensare la funzionalità perduta dell’ipofisi stessa.

Se si tratta invece di un tumore chiamato prolattinoma, in questo caso non si ricorrerà all’intervento chirurgico ma a una terapia farmacologica che punti a inibire la produzione di prolattina. Se si tratta di forme tumorali recidive che tendono a riformarsi in seguito all’intervento chirurgico e nelle quali una terapia a base farmacologica non abbia dato risultati, si può ricorrere a un approccio differente.

Si può procedere con l’applicare sul paziente una terapia basata su raggi x chiamata radioterapia. Attualmente è possibile sottoporre il paziente a terapie basate su forme più evolute della classica radioterapia, più mirate e con un minor rischio per le zone attorno al tumore.

Parliamo ad esempio di una radioterapia a base di protoni che sostituiscono i classici raggi x. Tuttavia l’applicazione di una terapia del genere è possibile solo in centri altamente specializzati che possiedano questa tecnologia.

Se parliamo invece di tumori che hanno la caratteristica di essere maligni, aggressivi, si può utilizzare la chemioterapia somministrando un farmaco specifico chiamato temozolomide.