Disfunzione ovulatoria

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Quando parliamo di disfunzione ovulatoria ci stiamo riferendo a una condizione nella quale l’ovulazione risulta essere alterata, irregolare, in tal senso la donna potrebbe avere nel corso dell’anno delle mestruazioni minime, si parla di circa 9 volte o una soglia inferiore a questo valore. In alcuni casi le mestruazioni potrebbero essere del tutto assenti. Il processo diagnostico di quale procedure si avvale? Vediamole insieme:

  • Per prima cosa si farà l’anamnesi;
  • Per avere in tal senso una conferma si potrebbe ricorrere a misurare quelli che sono i livelli di natura ormonale;
  • Si potrà sottoporre la paziente a ecografie nella zona pelvica.

Approfondiamo la problematica

La disfunzione nelle donne che non sono ancora in menopausa potrebbe avere un carattere del tutto cronico e in maniera maggiormente frequente potrebbe essere innescata da:

  1. Potrebbe essere collegata a una patologia chiamata sindrome dell’ovaio policistico.

Tuttavia tra le cause che possiamo annoverare abbiamo anche:

  • Potrebbe essere causata da iperprolattinemia;
  • Potrebbe essere causata da una disfunzione dell’ipotalamo e dell’ipofisi;
  • Potrebbe essere collegata a una forma di diabete;
  • Potrebbe essere collegata a una sindrome depressiva;
  • Potrebbe essere collegata all’utilizzo di alcuni farmaci con azione antidepressiva;
  • Potrebbe essere collegata a un’esercizio fisico che viene svolto in maniera troppo intensa;
  • Potrebbe essere collegata all’utilizzo da parte della paziente di alcuni farmaci che al loro interno hanno estrogeni o progestinici.

Parliamo di sintomi

Quali possono essere i sintomi ai quali andrà incontro una donna che soffre di questa condizione? Le donne che vivono questa problematica potrebbero avere le mestruazioni che sono:

  • Si parla di mestruazioni completamente assenti;
  • Si parla di mestruazioni che possono essere del tutto irregolari;
  • Potrebbero essere mestruazioni che non innescano nella dona alcuna tipologia di sintomo;
  • La donna potrebbe non percepire come in condizioni normali una tensione alle mammelle;
  • La donna potrebbe non percepire un sintomo quale il gonfiore di natura addominale;
  • La donna potrebbe non percepire  sintomi quali i mutamenti umorali.

Approccio diagnostico

Quali sono gli step corretti a livello diagnostico? Per prima cosa si procederà a effettuare un’anamnesi che interessa il ciclo mestruale. In alcuni casi il medico potrebbe decidere di fare un monitoraggio che riguarda la temperatura basale del corpo. Potrebbe essere eseguito sulla paziente il dosaggio dell’urina oppure potrebbe essere sottoposta la donna a un’ecografia.

Qual’è l’utilità di eseguire una misurazione della temperatura basale? Se viene fatta in maniera giornaliera potrebbe essere utile per determinare quando potrebbe verificarsi il processo di ovulazione. In ogni caso è bene dire che questo approccio ha un limite specifico, vediamo quale:

  • Si tratta di una metodologia che ha il difetto di non avere un livello di precisione accurato.

Quindi in tal senso il medico potrebbe decidere di ricorrere a metodi che sono in tal senso molto più accurati e precisi. Vediamo quali sono:

  • Ci si potrebbe avvalere di test che possono essere eseguita da casa che servono a capire se nelle urine c’è stato un incremento dell’ormone luteinizzante. Questo evento accade a livello temporale circa 24 ore/36 ore prima dell’ovulazione effettiva.

La paziente potrebbe essere sottoposta a un’ecografia nella zona pelvica che serve a rilevare se si produce un aumento nel diametro del follicolo ovarico. La paziente potrebbe essere sottoposta a un esame che misura quello che risulta essere il progesterone sierico e il glucoronide pregnandiolo urinario. Se ci si dovesse imbattere in un’ovulazione che non segue i normali cicli ma risulta essere in tal senso del tutto saltuaria, si potrà ipotizzare che siano presenti patologie che interessano:

  • Potrebbero interessare l’ipofisi;
  • Potrebbero interessare l’ipotalamo;
  • Potrebbero interessare le ovaie (ricordiamo in tal senso la sindrome dell’ovaio policistico).

Approcci terapeutici

Quali sono gli approcci per curare questa problematica? Vediamoli insieme:

  • Alla paziente potrebbe essere somministrato un antiestrogeno chiamato clomifene citrato. Si tratta di un approccio che ha un livello di efficacia aumentato se la paziente soffre della sindrome da ovaio policistico. Qual’è la posologia di somministrazione del farmaco? Il clomifene dovrà essere somministrato in una dose pari a 50 mg tramite via orale una volta al giorno. Il farmaco sarà somministrato tra il terzo giorno e il quinto giorno dal momento in cui avviene il sanguinamento. Per quanto tempo verrà somministrato? Generalmente il periodo è di cinque giorni. Se le mestruazioni non dovessero prodursi nella donna, verrà effettuato un test di gravidanza. Se si dovesse verificare il fatto che la donna non è in stato interessante il ciclo di terapia con il clomifene viene riproposto. Il dosaggio potrà essere aumentato partendo da quello da 50 mg giornaliero fino a 200 mg giornalieri, per stimolare l’ovulazione mancata.

Parliamo di effetti collaterali

Quali possono essere gli effetti collaterali ai quali va incontro una paziente donna che viene sottoposta a un trattamento con il clomifene? Vediamoli insieme:

  • La donna potrebbe avere delle vampate di calore;
  • La donna potrebbe soffrire di distensione addominale;
  • La donna potrebbe soffrire di mastodinia;
  • La donna potrebbe avere la nausea;
  • La donna potrebbe avere dei disturbi che riguardano la vista;
  • La donna potrebbe avere una forma di cefalea.

Parliamo di letrozolo

Ci sono casi in cui tuttavia il clomifene potrebbe non essere adatto, parliamo per esempio di donne che sono in uno stato di forte sovrappeso e soffrono magari della sindrome dell’ovaio policistico. In questo caso potrebbe essere più efficace in farmaco come il letrozolo. Analogamente al clomifene il letrozolo dovrà essere iniziato in un arco temporale compreso tra il 3 giorno e il 5 giorno dall’inizio del sanguinamento.

Qual’è il dosaggio? Si inizia con una dose pari a 2.5 mg una volta al giorno per cinque giorni per via orale. Se l’ovulazione nella donna non dovesse prodursi, allora potrebbe essere aumentato il dosaggio fino a 7.5 mg.

Parliamo di effetti collaterali

Quali possono essere gli effetti collaterali? Vediamoli insieme:

  • Tra gli effetti collaterali annoveriamo un senso di stanchezza;
  • Tra gli effetti collaterali annoveriamo le vertigini.

Metmorfina

Per pazienti di sesso femminile che hanno la sindrome dell’ovaio policistico potrebbe anche essere data la metmorfina con un dosaggio pari a 750 mg fino a 1000 mg due volte al giorno tramite via orale. Per indurre nella donna l’ovulazione potrebbe essere utile, in maniera particolare se la donna ha la caratteristica di essere insulino resistente e soffre della sindrome dell’ovaio policistico.

Parliamo di gonadotropine esogene

Se ci sono donne che non hanno effetti dal clomifene o letrozolo potrebbero essere utilizzate in alternativa le gonadotropine umane. In tal senso il dosaggio somministrato è pari a una volta al giorno sempre intraprendendo il tutto tra il terzo giorno e il quinto giorno del ciclo mestruale.

Tuttavia è importante sapere che non stimolare l’ovulazione in tal senso quando le donne hanno un rischio elevato di una sindrome definita da iperstimolazione ovarica. Chiaramente se alla base dovessero esserci dei disturbi quali ad esempio l’iperprolattinemia, questi avranno la necessità di essere opportunamente trattati. La disfunzione ovulatoria richiede venga individuata quale sia la causa e si intervenga in tal senso con un trattamento idoneo.

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