sindrome post polio : come diagnosticarla

489

Come si manifesta in un soggetto la sindrome post polio? A distanza di quanti anni dalla patologia originale, si possono presentare dei nuovi sintomi che vanno indagati in maniera attenta, per poter effettuare una diagnosi corretta? Quali sono le cure che si possono applicare al soggetto che lamenta queste problematiche specifiche?

Prima di parlare della sindrome è bene fare un minimo di chiarezza, facendo un approfondimento sulla malattia originaria che la causa. Parliamo quindi di poliomelite, una malattia di origine infettiva che ha la caratteristica di compromettere il corretto funzionamento del sistema nervoso. Attacca in maniera specifica i neuroni che sono adibiti al corretto funzionamento del sistema motorio presenti nel midollo spinale.

Si parla di polio virus, entrano nel sistema nervoso attaccano le cellule neuronali causando stati di paralisi che nei casi più gravi possono anche diventare totali. Generalemente la poliometile colpisce la mobilità dei muscole delle gambe, tuttavia nei casi più gravi può anche dare origine a manifestazioni quali:

  • Il soggetto comincia a lamentare serie difficoltà di natura respiratoria
  • Il soggetto ha delle evidenti difficoltà nei momenti del pasto, fa fatica a mangiare
  • Inizia a parlare in maniera difficoltosa

Nuovi sintomi legati alla sindrome

In che modo si manifesta nei soggetti la sindrome post polio? Principalmente attraverso la manifestazione di nuovi sintomi di natura muscolare, il soggetto lamenta una debolezza a livello muscolare generalizzata e diffusa, si lamenta di dolori che coinvolgono i propri muscoli e le proprie articolazioni, avverte un senso di fatica molto accentuato, anomalo.

Solitamente colpisce quei soggetti che hanno avuto una forma di poliomelite molto acuta, e si parla di sintomi che si possono manifestare dopo un periodo di almeno 10 anni fino ad arrivare ai 40 anni, dalla prima manifestazione e successiva cura dalla patologia. Unitamente ai sintomi descritti, ci possono essere ulteriori manifestazioni quali:

  • Il soggetto non sopporta il freddo
  • Presenta difficoltà nel fase del sonno
  • Riesce a deglutire e a respirare con grande fatica

Esistono dei fattori di rischio relativi alla sindrome?

Esistono dei fattori di rischio effettivi per quelle persone che sviluppano questa particolare sindrome? Si, il primo è legato al tempo trascorso dall’attacco originale di poliomelite, si parla di oltre dieci anni dall’accaduto. Un secondo fattore importante può essere legato a quale tipologia lavorativa ha svolto il soggetto interessato nel corso degli anni, se magari pesante da un punto di vista fisico. Questo può aver portato la persona a sviluppare un senso diffuso di affaticamento. 

La sindrome colpisce in maniera più frequente quelle persone che hanno avuto in passato una forma molto grave e acuta di poliomelite. Si è visto che sono maggiormente colpiti i soggetti di sesso femminile.  

Criteri di valutazione diagnostici

Ora parliamo di quei criteri di valutazione che sono molto utili per capire a fondo se le problematiche lamentate dal soggetto, sono il risultato di una riacutizzazione della poliomelite a distanza di anni, con la comparsa magari di nuovi sintomi o con l’aggravarsi di quelli che già in precedenza la persona lamentava. 

  • Un criterio indispensabile è quello che stabilisce con una certa precisione quanto tempo è effettivamente trascorso tra il primo grave attacco che ha avuto il paziente e la manifestazione legata a nuovi sintomi. Il tempo trascorso deve essere di almeno una decina di anni.
  • Dopo aver avuto il primo attacco, il paziente deve avere un recupero parziale o totale
  • All’epoca, quando si è manifestato il primo attacco, la diagnosi deve essere stata di poliomelite in fase acuta
  • Il soggetto nel corso del tempo, lamenta un grado di affaticamento che cresce, senza che vi sia per questo una spiegazione fondata e oggettiva. Tuttavia è molto difficile riuscire a rilevare questo tipo di dato, se non utilizzando apparecchi e misurazioni annuali che possano fornire dei dati sul grado di affaticamento di natura muscolare del soggetto. In assenza di dati precisi in tal senso, bisognerà in fase di visita porre delle domande al paziente, per capire quale sia il percorso che compie e in quale momento specifico si presenza la sensazione di affaticamento che lamenta

Ulteriori criteri clinici di valutazione

Riuscire a capire se ci troviamo di fronte a una sindrome successiva alla polio è molto difficile, in presenza di dolori muscolari o articolari che il paziente lamenta di avere. Questo perchè i soggetti che hanno avuto una poliomelite acuta con un recupero magari parziale, spesso per la deambulazione si aiutano con l’ausilio di tutori.

Un fattore molto importante che può sicuramente aiutare lo specialista a formulare una diagnosi corretta è seguire il paziente per alcun anni, facendo degli esami sulla muscolatura. Tuttavia questo approccio non è sufficiente, un altro dato molto importante sul quale bisogna prestare la massima attenzione è legata ad una valutazione attenta dei tutori che il soggetto utilizza. Se nel corso del tempo vengono sostituiti da altri che aiutano maggiormente il paziente nel muoversi, vuol dire che c’è stata una perdita ulteriore di autonomia nell’eseguire determinati movimenti.

Tutti i pazienti che lamentano la comparsa di una sindrome successiva alla polio, sviluppano un grado di intolleranza piuttosto accentuato al freddo intenso, questa è la diretta conseguenza dell’attivazione del sistema nervoso autonomo.

Eseguendo un esame come l’elettromiografia, è possibile capire se sono presenti nuove atrofie di natura muscolare, per fare questo ovviamente serve un confronto con l’esame sostenuto dal paziente in precedenza, quando ha avuto l’attacco di poliomelite acuta.  

Per poter effettuare una diagnosi corretta, è necessario in precedenza, essere riusciti a escludere qualsiasi causa di natura differente ai sintomi che il paziente lamenta. Per fare questo, è molto importante avere un quadro chiaro tramite tutta la storia clinica del soggetto e gli esami elettromiografici svolti. 

Approccio terapeutico alla sindrome

Non esistono ad oggi delle terapie specifiche per la cura della sindrome, per questo motivo si utilizza un approccio curativo basato sulla combinazione di un trattamento che si basa sulla ginnastica e l’utilizzo eventuale di tutori. La prima cosa che viene fatta è capire quali sono i gruppi muscolari che risentono dello sviluppo della sindrome o che hanno una capacità limitata perchè legati a tutori. 

Sui muscoli interessati al problema, si interviene con un allentamento specifico che punta a rinforzare la muscolatura stessa. La terapia si esegue in palestra e può essere coadiuvata da terapia in acqua. Proprio questo approccio con l’acqua, aiuta sicuramente a ridurre la forza di gravità, e soprattutto consente una libertà di movimento maggiore con la possibilità di far eseguire movimenti più complessi che non si potrebbero fare in condizioni normali.

Sicuramente è importante che far utilizzare al paziente tutori di ultima generazione, sostituendo magari quelli già presenti, ma fatti di materiali più pesanti, con leghe nuove più leggere che aiutano ad affaticare meno i muscoli interessati dalla problematica.  

Consigli legati al modo di vivere

Un ulteriore spinta per aiutare pazienti che soffrono di sindrome post polio, riguarda lo stile di vita che adottano. Per questo motivo è molto importante evitare di aumentare di peso, per non gravare sulla muscolatura interessata al problema e magari creare uno squilibrio. L’attività fisica è essenziale, infatti va incrementata assolutamente la capacità cardiopolmonare del paziente. Valutare un intervento chirurgico per patologie del genere è compito solo del fisioterapista, è una strada molto delicata e richiede un’attenta riflessione, per capire quali sono i pro, i contro e anche i rischi a cui potremmo esporre la persona.