Sonno profondo e livello di demenza

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Se parliamo di sonno profondo e di demenza è bene sapere che se mentre dormiamo, si produce una riduzione del livello di sonno di cui stiamo parlando pari all’uno per cento, se avviene nel momento in cui il soggetto ha una certa età, in termini percentuali si rischia con un incremento pari a quasi il trenta per cento, di poter sviluppare delle demenze. Questo nuovo studio pubblicato conferma l’esistenza di un legame, non ancora ben definito tra il sonno e il cervello. Questa ricerca di fatto apre nuove prospettive nel campo della prevenzione di quello che potrebbe essere il declino cognitivo, questo si può ottenere migliorando decisamente la qualità della propria vita.

La ricerca è stata pubblicata su una rivista che si chiama Jama Neurology, concentrandosi in maniera particolare sulla tipologia di sonno. Si parla in tal senso di quello definito profondo a onde lente, in maniera fisiologica questo con l’età tende a diminuire.

Livello profondo

Una serie di studi di natura scientifica hanno dimostrato hanno messo in evidenza come quello profondo, si parla in tal senso di una delle fasi, risulta essere molto importante per consolidare i ricordi e stimolare un maggior afflusso di liquor, si parla del fluido che tende ad avvolgere quello che viene definito sistema nervoso centrale presente nella zona del cervello.

Questo tipo di fluido e la sua circolazione, consentono l’eradicazione di scorie che se fossero presenti potrebbero avere un’azione dannosa per il cervello medesimo, nel caso in cui tendessero ad accumularsi. Si parla in tal senso per esempio della proteina definita beta amiloide.

Nel nuovo lavoro che è stato fatto, sono stati monitorati circa 350 partecipanti che avevano un’età superiore ai 60 anni. In passato avevano partecipato ad uno studio nel quale il loro sonno era stato monitorato in due occasioni specifiche, vediamo quali:

  • Si parla di un arco temporale compreso tra gli anni 95 e 98.
  • Si parla di un secondo arco temporale compreso tra gli anni 2001 e il 2003, con una distanza media tra gli studi di circa cinque anni.

Monitoraggio fino al 2018

I partecipanti da questo punto di vista sono stati monitorari in maniera attenta fino al 2018. Il periodo intercorso tra il primo monitoraggio e il secondo, relativo al sonno, nel momento in cui si parlava di volontari che avevano un’età rispetto ad altri maggiormente avanzata si è visto che il livello di sonno generale definito profondo è essenzialmente diminuito. Oltre a questo, su un totale di 50 persone, si sono diagnosticati forme di demenza. Per arrivare a questo, si sono prese in considerazione anche altri parametri quali:

  • Uno dei fattori considerati è stata l’età.
  • Un altro dei fattori considerati è stato il sesso.
  • Un altro fattore che si è considerato è stata la genetica.
  • Si è veirificato se il soggetto fosse abituato a fumare.
  • Si è verificato se il soggetto facesse uso di farmaci.

Cosa accade in precedenza?

Da questo punto di vista è bene sapere che la relazione specifica che si crea tra il sonno e la demenza non è un percorso lineare che tende a procedere in una direzione specifica quindi se c’è minor sonno di natura profonda allora aumenta il rischio di avere la demenza. Nei soggetti che hanno partecipato e nei quali erano stati individuati dei rischi di natura genetica legati alla patologia di Alzheimer, la fase di declino del sonno è sembrata da questo punto di vista del tutto accellerata.

Infatti studi eseguiti in precedenza, avevano da questo punto di vista messo in evidenza come il sonno che risulta essere disturbato, potrebbe essere uno dei sintomi identificabili come precoci legati alla malattia di Alzheimer. Per quale motivo si è verificato questo fattore? La risposta corretta è che i processi di natura neurodegenerativa, hanno la capacità di compromettere la regolazione legata ai ritmi classici del sonno.

Sonno e sue fasi

Quando parliamo di sonno interno a quale fase ci stiamo riferendo? La risposta corretta è che si tratta di una fase nella quale si avverte il bisogno di sentirsi riposati quando al mattino ci si sveglia. In questa fase specifica il corpo subisce una sorta di rallentamento oltre alle onde del cervello.

Nella fase definita Rem è bene sapere che può durare parecchi minuti e si concretizza nel momento in cui una persona passa da una fase nella quale è sveglia, in una fase nella quale si addormenta. Le funzioni corporali come il battito del cuore, la respirazione, hanno un rallentamento, calano. Le fasce muscolari hanno una fase di rilassamento che se potrebbero essere soggette a delle contrazioni.

Parlando invece di quella definita fase 2, le funzioni corporee continuano il loro rallentamento e la loro fase di rilassamento. La temperatura interna tende a scendere, i movimenti legati agli occhi si arrestano. Per quanto riguarda le onde del cervello, si tratta di una fase nella quale subiscono un rallentamento pur avendo delle esplosioni brevi di attività.

Nel momento in cui il soggetto entra a pieno titolo nelle fasi definite 3 e 4, si trova in uno stato di sonno a onde lente, il battito del muscolo cardiaco e la medesima respirazione, hanno una fase di rallentamento. Si tratta di fasi durante le quali è molto difficile che un soggetto possa svegliarsi perchè magari sente dei rumori che hanno una certa intensità. La prima fase del sonno delta ha una durata quantificata intorno ai 50 minuti.

Approfondendo un attimo la fase definita Rem, questa a livello temporale tende a verificarsi all’incirca novanta minuti dopo che si è passati a quella fase del sonno definita non Rem. Quando un soggetto si trova in questa fase gli occhi hanno un movimento rapido da una parte all’altra.

Sonno a onde lente : parliamo di benefici

Quali sono i benfici del sonno a onde lente? Per prima cosa è importante sapere che si tratta di una fase molto importante perchè dà una serie di benefici, vediamo quali sono:

  1. Uno dei benefici che possiamo avere riguarda il metabolismo legato al glucosio nella zona del cervello durante la fase del sonno a onde lente, dando un supporto alla memoria a breve termine e a lungo termine oltre che all’apprendimento in generale.
  2. Durante questa fase del sonno la ghiandola pituitaria tende a secernere degli ormoni molto importanti, tra questi abbiamo l’ormone della crescita umana.
  3. Nella fase del sonno a onde lente, l’organismo tende a ricaricarsi in termini di livelli energetici.
  4. In questa fase tende ad aumentare l’afflusso di sangue nella zona dei muscoli.
  5. Durante la fase del sonno a onde lente, si produce la rigenerazione delle cellule e avviene un rafforzamento del sistema immunitario.

Quali possono essere le conseguenze per le persone che tendono a dormire poco? La risposta corretta è che potrebbero aumentare le malattie quali:

  • Una delle malattie che si potrebbero produrre è il diabete.
  • Una delle malattie che si potrebbero produrre sono le patologie cardiovascolari.
  • Una delle malattie che si potrebbero produrre è il sonnambulismo.
  • ll soggetto potrebbe andare incontro a tremori notturni.
  • Il soggetto potrebbe andare incontro ad una problematica definita enuresi.

Per riuscire a migliorare il sonno profondo è bene seguire una serie di consigli, vediamo quali sono:

  • Sicuramente prendere l’abitudine di fare dello sport.
  • Durante le ore serali bere acqua.
  • Non avere luci molto intense o rumori marcati nella propria camera da letto.
  • Non passare troppo tempo davanti alla televisione o al computer.

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