Splenomegalia

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Se non vi è mai capitato di sentir parlare di splenomegalia sappiate che si tratta a tutti gli effetti di un igrossamento della milza oltre le sue misure normali. Si tratta di una patologia a sè stante oppure è un disturbo correlato alla presenza di patologie di altro genere? Nella maggior parte dei casi questa condizione è sempre collegata a una malattia di origine secondaria. Quali potrebbero essere quindi le cause che sono alla base di un disturbo del genere? In tal senso è bene fare una specifica importante. Le malattie che possono aver causato una condizione del genere sono collegate a variabili di natura climatica. Quindi se ci riferiamo a climi temperati le cause più frequenti sono collegate a:

  • Potrebbe trattarsi di forme di neoplasie mieloproliferative. Di quale malattia si tratta? Stiamo parlando di un segmento specifico di malattie che riguardano il midollo osseo dove si origina uno squilibrio nella produzione di cellule ematiche, con una forte prevalenza di un gruppo specifico rispetto da altre. In condizioni di normalità il nostro organismo tende a preservare un determinato numero di cellule del sangue. Non dimentichiamoci mai che sono comunque in un perenne processo di ricambio. In pratica se ci sono cellule vecchie, che sono danneggiate oppure morte, queste vengono sostituite con nuove cellule prodotte. Bisogna anche ricordare che la necessità di produrre determinate cellule richiede che si mettano in moto le cellule staminali che diventano blasti e precursori. Se una persona è affetta da una neoplasia mieloproliferativa accade che i precursori si trasformano e diventano cellule di natura tumorale e hanno un ritmo di proliferazione assolutamente fuori controllo. Le sintomatologie che si può sviluppare per patologie neoplastiche del genere possono variare molto a secondo di quello che è il livello di gravità della malattia che ricordiamo a tutti non è standard ma varia a seconda del soggetto nel quale si trova. In ogni caso se dovessimo parlare di sintomi comuni ne possiamo elencare alcuni:
  1. Il soggetto potrebbe andare incontro a una perdita di peso
  2. Il soggetto potrebbe percepire un senso di affaticamento
  3. Il soggetto potrebbe avere un processo di ingrossamento della milza
  4. Il soggetto potrebbe avere una sudorazione notturna piuttosto accentuata
  5. Il soggetto potrebbe lamentare una sindrome dolorosa che interessa le ossa e le articolazioni
  6. Il soggetto potrebbe avere un colorito pallido dovuto a un processo di anemia in corso con relativa diminuzione dei globuli rossi presenti.
  7. Il soggetto potrebbe andare incontro a processi di natura infettiva piuttosto frequenti
  8. Il soggetto potrebbe avere una forma di cefalea, delle vertigini e problemi alla vista

Approcci terapeutici

Si tratta di malattie che non è possibile prevenire o curare nella maniera più adeguata e rapida possibile. I trattamenti attualmente a disposizione possono in tal senso rallentare il decorso della malattia cercando di ridurre allo stesso tempo la sintomatologia. Molto dipende anche dalla gravità stessa della malattia. Gli approcci in tal senso possono essere differenti a seconda del caso, vediamo quali sono:

  • Nei casi più lievi si può adottare un attento monitoraggio della malattia associando il tutto con l’assunzione di aspirina da parte del paziente. In questo modo si eviteranno le possibili varianti di natura trombotica
  • In altri casi si renderà necessario fare un prelievo di sangue alla stregua di una donazione per ridurre il numero di cellule presenti
  • Si può utilizzare un approccio di tipo farmacologico puntanto su farmaci che riducono il volume dei globuli rossi
  • Si può agire tramite delle trasfusioni che potranno andare a sostituire globuli rossi e piastrine anomale con quelle sane
  • Se ci si trova in presenza di una milza che per una serie di ragioni si è ingrossata si protebbe anche intervenire con la sua rimozione
  • Se si tratta di una forma seria di questa patologia si potrebbe rendere necessario il trapianto del midollo osseo
  • Si possono utilizzare delle terapie a base genetica mirate

Malattie linfoproliferative

Si tratta di una serie di malattie che derivano da linfociti di tipo T o B. Tra queste possiamo avere:

  • Un soggetto ammalato di leucemia linfatica cronica
  • Un soggetto ammalato di leucemia a cellule capellute

Tuttavia tra queste malattie è anche possibile riscontrarne alcune come i linfomi tra questi abbiamo:

  • Il soggetto potrebbe avere un linfoma mantellare
  • Il soggetto potrebbe avere un linfoma follicolare

Linfoma mantellare

Si tratta di una neoplasia piuttosto rara definito non Hodgkin che riguarda i linfociti b in una zona chiamata mantellare. Si tratta di un tumore che colpisce in prevalenza individui di una certa età che hanno all’incirca sui 65 anni. La sintomatologia che il soggetto potrebbe avere comprende:

  • Potrebbero manifestarsi disturbi di natura gastrointestinale
  • Il soggetto potrebbe avere febbre
  • Il soggetto potrebbe avere un senso di affaticamento diffuso
  • Il soggetto potrebbe andare incontro a un dimagrimento

Linfoma follicolare

Si tratta di una neoplasia maligna che si sviluppa nella zona dei globuli bianchi, nella zona del sistema linfatico e nella zona del midollo osseo. Si forma in seguito alla proliferazione incontrollata del sistema linfatico. Questo nel corso del tempo dà chiaramente origine a forme tumorali.

Qual’è la sintomatologia associabile a questa malattia? Vediamo insieme i sintomi:

  • Il soggetto potrebbe sviluppare una sindrome febbrile
  • Il soggetto potrebbe avere un’eccessiva sudorazione notturna
  • Il soggetto potrebbe avvertire un senso di affaticamento diffuso e generalizzato
  • Il soggetto potrebbe avere delle infezioni

Gli approcci curativi variano molto in base a quelle che sono le dimensioni del tumore. Si potrebbe quindi intervenire con la radioterapia per tumori che hanno un diametro inferiore ai 7 centimetri. In alternativa è possibile intervenire con la chemioterapia attraverso la somministrazione di un farmaco chiamato rituximab.

Diagnosi di splenomegalia

Per arrivare a una diagnosi di splenomegalia per prima cosa è bene dire che di solito la sintomatologia è strettamente collegata alla malattia principale. Uno dei sintomi che un soggetto potrebbe avvertire è quello di avere un senso di sazietà causato da una milza che essendosi ingrossata fa pressione sulla zona dello stomaco.

Per avere conferma di splenomegalia, si farà un’ecografia. Chiaramente il medico dovrà fare delle indagini accurate e approfondite per capire quale sia la causa di questa condizione. Se le cause risultano essere sconosciute si dovrà procedere in maniera tale da escludere la presenza di una eventuale sindrome infettiva nascosta. Quali sono quindi gli esami che si dovranno o potranno fare per fare un approfondimento in tal senso? Vediamoli insieme:

  • Al soggetto potrebbe essere prescritto un emocromo con formula
  • Al soggetto potrebbe essere prescritto un esame che preveda la coltura della zona del midollo osseo

Ci sono poi alcuni esami che potrebbero essere utili a pazienti che non presentano alcun tipo di sintomo, sono del tutto asintomatici. Quindi al paziente potrebbe essere prescritto un esame specifico che si chiama:

  • Elettroforesi delle proteine sieriche

In ogni caso i trattamenti applicabili al paziente  devono chiaramente essere mirati alla malattia che ha prodotto questa condizione dopo averla individuata. Se poi si parla di un aumento nel volume della milza in un paziente del tutto asintomatico non è necessario intervenire con trattamenti specifici.

Il trattamento invece è consigliabile quando il paziente presenza l’ipersplenismo, una condizione nella quale c’è un aumento del tessuto splenico e una conseguente distruzione di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

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Alessandro Baldini
Web content writer senior, specializzato nella redazione di contenuti nel settore medico, laureato in filosofia a Bologna, corso di specializzazione conseguito allo Ial Web di Udine nel content management, corso conseguito al Cfa di Milano nel 2020, sul web marketing.